Ci sono nel Vangelo alcune frasi e sentenze di Gesù che mi lasciano ‘smarrito’. Questa per esempio: «I primi saranno ultimi e, viceversa, gli ultimi saranno primi». Mi sembra che qui la giustizia, quella umana almeno, avrebbe da fare le sue giuste osservazioni. O quest’altra: «Venite a me voi che siete affaticati e io vi darò ristoro», ma poi, per chi lo segue, egli prevede persecuzioni e croce. Ma allora com’è e dove sta la verità?
Bisogna prendere le frasi nel loro contesto, non bisogna isolarle dall’insieme delle lezioni e degli esempi del divino maestro.
Quella di oggi è paradossale: «Il buon pastore dà la vita per le proprie pecore». Anche qui, qual è il contesto? Gesù si paragona a un pastore talmente innamorato del suo gregge, da essere disposto a morire pur di non permettere a ladri e lupi di rubare e sbranare le sue pecore. Egli parla così a gente dedita alla pastorizia e che nel Vecchio Testamento aveva spesso udita la voce dei profeti che in nome di Dio paragonava i suoi fedeli a un gregge di pecore. Ma nel modo di parlare di Gesù c’è una paradosso. Qual è, infatti, il pastore, per quanto ‘buono’ e generoso, da essere disposto a rischiare la vita per salvare il suo gregge? Nessuno, evidentemente! Egli però l’ha fatto. Per salvare noi, pecore del gregge umano, ha volontariamente accettato il progetto salvifico del Padre celeste di salvarci con il suo sacrificio in croce.
Attenzione, però! Il gregge al quale Gesù si riferisce non è costituito da pecore irragionevoli che, per seguire il pastore, devono essere vigilate e obbligate dai cani di guardia, ma da persone dotate di ragione e libera volontà. Egli chiama, esorta, promette e minaccia premi e castighi eterni, e lascia libero ognuno di fare la propria scelta responsabile. Anche nel caso di pecore sbandate allontanatesi colpevolmente dal gregge e sperdute lontano dal pastore, egli è disposto a caricarsele sulle spalle e a riportarle in salvo, purché esse lo accettino. Il buon pastore Gesù comprende e perdona le debolezze delle sue pecore e rispetta la libertà di ognuna di esse.
Don Adelio Cola
Quarta domenica di Pasqua