TUTTI I SANTI....
Oggi vogliamo ricordarli tutti, anche quelli che non conosciamo. Ogni giorno il calendario riporta il nome di qualcuno, ma ce ne sono tanti altri. - Anche mia madre, aggiunge Mario qui vicino, – Senz’altro, anche lei.
La liturgia della chiesa ci ricorderà domani di pregare per i nostri morti, ma noi li ricordiamo anche oggi. Quando si pensa a loro, si dice di solito che preghiamo per le anime sante del Purgatorio. È la verità: stanno purificandosi in attesa di entrare in Paradiso con gli altri santi e sante. “Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate'. Il Paradiso è “ Lo stato di felicità suprema e definitiva…, riuniti attorno a Gesù e Maria, agli Angeli e ai Santi”(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 209).
Non tutti i Santi sono stati eroi ed eroine nella vita terrena. Moltissimi appartengono alla categoria che papa Francesco definisce della “santità comune”. Non hanno realizzato opere grandiose, né operato miracoli in nome di Dio. Hanno fatto la vita comune dei loro colleghi di vita: studenti, operai, professionisti, sacerdoti, genitori. Hanno incontrato difficoltà di convivenza con i propri simili a causa dei difetti personali e delle persone che incontravano in casa, nel lavoro e in società. Si sono applicati con buona volontà nell’osservanza dei dieci comandamenti. Quando si sono scoperti peccatori-peccatrici, si sono pentiti e, con la grazia di Dio, convertiti riprendendo poi senza scoraggiarsi a vivere bene secondo gli esempi e gli insegnamenti di Gesù. Di straordinario nella loro vita ci sono state due costanti forze in azione: l’aiuto misericordioso di Dio e la coraggiosa perseveranza personale nell’impegno di vita cristiana. San Paolo, scrivendo ai primi convertiti al cristianesimo, li chiamava “santi”.
Anche oggi ce ne sono e tanti. Possiamo farne parte anche noi.
... e I DEFUNTI
La commemorazione di tutti i fedeli defunti è occasione propizia per ricordare quello che la Chiesa ci insegna circa la relazione tra noi vivi e loro. Tutto deriva dalla verità rivelata: per la persona defunta la morte non è la fine di tutto. Noi ripetiamo con fede nella santa messa domenicale: ”Aspetto la risurrezione dei morti”.
A Gesù è stata fatta un giorno un’obiezione, che si sente ripetere anche oggi: “Com’è possibile, gli chiese il buon Natanaele in un’intervista notturna, che un uomo nasca di nuovo quando è vecchio?” Il Maestro si riferiva alla rinascita nello Spirito; l’obiezione, però, resiste per quanto riguarda i morti. È la fede che la rende ragionevole. San Paolo spiega: “Se Cristo non è risorto dai morti, neanche noi risorgeremo. Ma Cristo è risorto e quindi anche noi risorgeremo”. La Chiesa è il corpo mistico del quale Gesù Risorto è il capo, noi siamo le sue membra. Non può risorgere il capo d’un corpo di cui le membra rimangono morte. O risorge tutto o non risorge affatto. La nostra fede nella risurrezione di Gesù è fondata sulla sua promessa prima di morire e sulla testimonianza di molti (gli apostoli e più di 500 discepoli: I Co 15, 6), che l’hanno visto risorto. Tutti i defunti, risorgeranno. “In virtù della comunione dei santi, (insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 211), i fedeli ancora pellegrini sulla terra possono aiutare le anime del purgatorio offrendo per loro preghiere di suffragio, in particolare il Sacrificio eucaristico, ma anche elemosine, indulgenze e opere di penitenza”. I defunti da noi aiutati diventeranno nostri intercessori e patroni presso Dio quando in Paradiso lo vedranno “a faccia a faccia” (id. n. 209). Don Adelio Cola