Il vangelo di oggi riferisce un’affermazione paradossale di Gesù: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà.” È l’evangelista Matteo che la riporta. Ed è san Giovanni che la completa: “Ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Ecco, vista così non spaventa coloro che l’ascoltano. La prima parte della sentenza sembra contraddire lo spirito e l’istinto di conservazione che ci tiene lontano dai pericoli. Ma Gesù pensa a pericoli che ci fanno meno impressione e dei quali ci viene meno spontaneo l’allontanamento con la fuga. Sono i pericoli di perdere la vita eterna, quella che ci aspetta dopo la morte. Le preoccupazioni e le esagerate sollecitudini per le “COSE” che ci circondano e pretendono di diventare i nostri interessi esclusivi, possono offuscare la preziosità dei veri autentici interessi eterni che ci aspettano. In vita bisogna scegliere con chi stare e chi “servire”, brutto verbo se non si capisce bene il suo significato. O scegliere i cosiddetti valori del mondo, inseguire il successo ad ogni costo in ogni campo, o “servire” con amore e fedeltà Cristo e gli autentici valori da lui proclamati e testimoniati.
Le conseguenze, insegna il Maestro, saranno “la perdita o il ritrovamento della propria vita (eterna)”. Egli ci provoca con le sue domande imbarazzanti: “Qual vantaggio infatti avrà l’uomo, se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo (cioè Gesù stesso) verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi Angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni”. A buon intenditor poche parole!.