Santo Natale tra gioia e mestizia.
Gioia perché il Natale va vissuto con entusiasmo, con le luci in casa, per le strade e specialmente nel cuore. Mestizia perché questo Natale ci trova confusi: troppi problemi irrisolti: politica, lavoro, pensioni, malati…
È necessario ricordare che il Natale ha la sua specifica dimensione storica semplice, ma imponente nel suo intenso significato.
Il lapidario Natale del Vangelo di Giovanni è definito così: «la Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Luca nel suo Vangelo, racconta come avvenne il fatto: «Una coppia di sposi, operai, ma insieme anche contadini e pastori come si usava allora, per obbedire ad una legge del censimento dell’autorità romana, si mettono in cammino da Nazareth a Betlemme per registrare la loro presenza. Lei, Maria, è incinta all’ultima ora e nessuno le trova un giaciglio, neppure in uno di quegli stanzoni che Pompeo aveva fatto costruire nella strada consolare per i viaggiatori.
È così obbligata a passare nella parte delle stalle dove depone il Bimbo in un sedile di pietra, chiamata generosamente mangiatoia. Solo i compagni di lavoro di Giuseppe, operai, pastori, contadini se ne accorgono e li aiutano come possono.
I potenti si innervosiscono intuendo forse quello che aveva detto Maria nel suo incontro con Elisabetta: «Ha rovesciato i potenti dai troni».
Oggi non è cambiato nulla. Anzi peggiorato. Centinaia, migliaia di bimbi nascono all’addiaccio. La disperazione getta i neonati nella «spazzatura». Donne incinte sparite in mare, uccise dal freddo, dalla fame, dalla stanchezza, dalla solitudine, bimbi spariti nel nulla, famiglie distrutte dall’incomprensione, dalla povertà, dalla mancanza di un lavoro duraturo…
La tristezza del sasso di Betlemme è diventato indicibile orrore.
Vi rattristo? Non credo. E soltanto per dire, prima a me e poi a voi, quale sentimento nel cuore, quale progetto nella mente, quale concreta nostra presenza promettere per trascorrere un BUON SANTO NATALE, che auguro a tutti di cuore.