Quanto sta succedendo oggi nel mondo, in famiglia e fuori, deve interessarci e questo mio breve pensiero non può non occuparsene. Dal momento che il tema complessivo delle mie riflessioni, a me caro, è la cultura cristiana, ci si adopera per inserirla nella vita di tutti i giorni, sempre nel rispetto della volontà della persona: specialmente quando si tratta di antropologia che è il concetto fondamentale dell’essere umano.
Si parla tutti di dissoluzione dell’uomo che non è stata in un primo tempo di tipo filosofico o scientifico, ma di “tipo estetico”.
Il “Nuovo Romanzo”, il teatro dell’assurdo, il cinema, da cinquant’anni ad oggi, hanno delineato temi vari ripresi da etnologi, biologi, filosofi come il “Deserto dei tartari” e “Apocalipsis now”. L’immagine di un pianeta deserto, di una umanità che scompare, dell’individuo che si disintegra è diffusa da più di vent’anni ed è in voga anche adesso. Un personaggio di Beckett che scriveva romanzi quarant’anni fa, è molto conosciuto. Il suo tema dice: “Io non esisto, il fatto è evidente”.
La soppressione della forza umana che Foucault descrive al termine del suo “Le parole e le cose” verso il 1970 (e descritte da Levi-Strauss alla fine dell’ “Uomo nudo”, apparso verso il 1973), è ancora in voga. Si pensi poi a Picasso, a De Chirico in cui l’uomo è spezzettato.
Era il tempo del Concilio Vaticano II che intervenne su questi problemi: gli uomini attendono dalle loro diverse religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana che oggi agitano profondamente l’uomo. A distanza ormai di tanti anni, i reconditi enigmi della condizione umana sono peggiorati. Un testo da tener presente, di non facile interpretazione, è quello offerto negli Atti degli Apostoli (2,42 ss.): “Erano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli e nella Comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”.
Che cosa è la Comunione negli Atti degli Apostoli? Comunione della Parola, comunione gerarchica, comunione dei beni, prima del significato caritativo. Comunione, in greco “Konionia”, sembra essere caratterizzata da tre elementi: essere comunità di fede, di realizzazioni concrete, di attenzione alla persona debole. Quest’ultima è l’Agape, motivo etico della comunità del Vangelo.
L’agape forma la libertà della persona: morte, dolore, delusione hanno perduto il loro significato terrificante. Il punto di arrivo è in Luca 6,36: “Siate misericordiosi come è misericordioso il vostro Padre celeste”.
Si diceva una volta nel Catechismo che quattro sono le virtù cardinali: “giustizia, prudenza, fortezza, temperanza”. Per formare una comunità è necessaria questa base, ma propriamente non sono virtù cardinali cristiane. Possono essere socratiche, platoniche, talora anche di tipo machiavellico. Sono virtù umane, non essenzialmente bibliche. Le quattro virtù cardinali, secondo il modello della Bibbia, sono: l’obbedienza, l’umiltà, la gratitudine, l’amore.
Contraria a queste virtù è la logica del potere che è l’opzione radicale per sé. E’ lo spirito padronale. Il padrone è colui che ha tutti i diritti, che ha assolutizzato se stesso sì da svellere ogni sospetto di avere lui pure dei doveri verso gli altri.