“Gesù passava per città e villaggi, insegnando mentre era in cammino verso Gerusalemme”..
1. Qualcuno commentò le prime parole del vangelo di oggi in modo inatteso: - Temo Gesù che passa! – Egli passa e guarisce i malati, fa udire i sordi, fa parlare i muti, predica il regno ai poveri in spirito. Perché, Agostino d’Ippona, temi che Gesù passi? Hai paura che ti passi vicino? Se sei malato, egli ti può guarire! - - Non temo per questo motivo, anzi per questo sarei fortunato. Temo di non accorgermi quando mi passasse vicino mentre sono distratto da altre persone e occupato in altre faccende. Se per caso, (e cioè per grazia provvidenziale!) mi chiamasse e non lo sentissi o non fossi disposto ad ascoltare quello che vorrebbe dire, ...questo temo! - - Ma poi Gesù ripasserà e allora starai all’erta! - - E chi mi assicura che egli ripasserà da queste parti e che io sarò all’erta? – Gesù era passato per una strada dove aveva incontrato un certo Andrea, pescatore, e l’aveva invitato: “Vieni con me”. Egli lo seguì e lo disse al fratello Pietro e anche lui lo seguì, altri andarono con Pietro e con Gesù. Facciamo l’ipotesi che Andrea fosse stato distratto o avesse rifiutato di seguirlo, che sarebbe stato degli altri? L’unica cosa che sappiamo rispondere è che non sappiamo cosa rispondere. Noi sappiamo come sono andate le cose, ma non come sarebbero potute andare. Il Maestro aveva invitato Levi e quello abbandonò tutto, incontrò Zaccheo e, da ladro che era, ne fece un convertito; altrettanto con molte altre persone da Lui incrociate per le strade della Palestina, alcune a caso, diciamo noi!, altre perché lo cercarono.
2.“Gesù passava insegnando”. Erano numerosi gli “insegnanti” che insegnavano. Tra lui e tutti gli altri la folla degli ascoltatori notava una differenza: “Egli insegnava con autorità”. La gente che ascoltava notava che egli metteva in pratica ciò che insegnava a tutti. Se esortava a comportarsi con umiltà e con bontà verso il prossimo, con misericordia verso gli offensori, vedeva che Gesù faceva proprio così. Questo gli conferiva autorità. Egli avrebbe potuto dire: - Fate come me -. .Portava ad esempio da imitare il Padre suo celeste, buono con i buoni e con i cattivi, che fa sorgere il sole e manda la pioggia sui campi e sugli orti degli uni e degli altri, senza distinzione di persone -. Quando durante la sua passione videro che non si vendicava contro chi lo schiaffeggiava in faccia, con chi lo flagellava e gli calcava in testa un fascio di spine, con chi usava il martello per trafiggergli mani e piedi, allora si resero conto che l’autorità del Maestro gli proveniva dalla sua condotta. Quando aveva predicato le sue beatitudini, esse prendevano forza di convinzione perché il primo umile, povero, misericordioso era lui.
L’evangelista Luca riporta un particolare: “Mentre era in cammino verso Gerusalemme”. Così veniamo a conoscere la meta del suo viaggio. Che cosa andava a fare a Gerusalemme? Anzitutto sappiamo che ogni sua scelta era un atto di obbedienza al Padre e il Padre lo avviava alla città capitale della Palestina, dove il Figlio suo avrebbe terminata la sua missione terrena morendo in croce. Chi lo ascoltava predicare non lo sapeva e, quand’egli lo preannunciava, non capiva o, scandalizzato, non gli credeva. Ma noi che sappiamo come le cose sono andate a finire e il motivo per cui Gesù è morto volontariamente sulla croce, ci rendiamo conto quanto eroica sia stata l’obbedienza alla volontà del Padre e quanto grande il suo amore per noi, suoi “amici” ai quali ha offerto la prova massima del suo amore.