ASCENSIONE DI GESÚ di don Adelio Cola

...la speranza...la fede...

12/05/2013

 

Noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il nostro Capo nella gloria”.

È la preghiera d’inizio alla messa nella solennità odierna. Il celebrante interpreta la domanda dell’assemblea liturgica e chiede a Dio Padre a nome di tutti di concederci la grazia di vivere coerentemente alla virtù teologica della Speranza.

1. Poveri noi, se non fossimo sostenuti dalla Speranza, quella con l’esse maiuscola! Nella difficoltà e nella pena di vivere in un mondo tanto brutto e cattivo è Lei che ci comunica forza e coraggio di perseverare nel fare il bene. Non è la generica attesa che in futuro le cose cambino in meglio. Questo è l’ottimismo nel futuro fondato sulla fantasia o sui programmi politici di chi comanda. La buona volontà di coloro che vogliono sinceramente pace e benessere per tutti è stata contrastata troppe volte da altri che fanno soltanto i loro interessi. La storia insegna che chi confida esclusivamente sugli uomini si illude. La speranza della quale si parla nella preghiera della messa è virtù che ci riallaccia a Dio. Virtù anzitutto, e cioè frutto di impegno costante e anche faticoso, ma soprattutto “attesa certa del bene futuro fondata sulla parola di Gesù che l’ha promesso”.

2. La garanzia che si realizzerà quanto noi speriamo ci è offerta dal fatto che “noi siamo membra del suo Corpo”. Gesù, il Capo del Corpo Mistico costituito di tutte le persone battezzate, è passato dalla difficoltà e dalla pena di vivere nel mondo cattivo e corrotto del suo tempo alla Gloria Eterna nel seno del Padre. Chi l’avesse visto sudare sangue nell’orto del Getzemani, flagellato e coronato di spine nel pretorio di Pilato, morente crocifisso sul Calvario, promettere al ladro che gli moriva a fianco: “Oggi sarai con me in Paradiso”, avrebbe potuto concludere che il moribondo era incosciente oppure illudeva se stesso e l’altro che gli si confidava. Tante volte nel pieno delle forze aveva parlato del Padre e del suo Regno, di morte e risurrezione. Ora stava morendo e quella sua convinzione ottimistica l’accompagnava nell’emettere l’ultimo respiro. Tre giorni dopo gli indifferenti, i dubbiosi e gli increduli furono sopraffatti dalla sua Risurrezione. Chi volle, si lasciò convincere. Chi volle negare l’evidenza di coloro che testimoniavano di averlo più volte visto e ascoltato Risorto, rimasero fuori della verità.

La storia di Gesù, il Capo del Corpo, si ripeterà nelle sue membra che siamo noi. Viviamo nell’attesa della nostra risurrezione ed entrata nel suo Paradiso fondati sulla sua promessa. Se viviamo secondo la FEDE sostenuti dalla SPERANZA, arriverà anche per ognuno di noi il giorno radioso in cui egli ci inviterà: “Vieni, sei stato fedele nella tua breve vita terrena, Entra nel gaudio del tuo Signore”.