Questa Domenica la mia riflessione vi sembrerà un po’ strana: desidero riflettere con voi sulla figura dell’anziano, come viene vista nella Bibbia.
La Bibbia, come prima considerazione, ricorda all’anziano la consapevolezza della relatività della vita. “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni tristi… e lo spirito ritorni a Dio che lo ha dato”. La fine irrimediabile della vita terrena deve essere preparata ed accettata senza paura e rimpianto. Anzi, la morte, quando la vita è stata virtuosa, può essere anche desiderata: “O morte, è gradito il tuo decreto per colui che è nel bisogno e stremato di forze, avanzato negli anni e pieno di ansietà e ha perso la fiducia e la speranza”.
Non è un testo pessimista e privo di fede. E’ la realtà della vecchiaia, in cui si affaccia un certo senso di debolezza non soltanto fisica, ma anche psicologica, pericolosa talvolta, perché potrebbe diventare la porta aperta alla disperazione. Paolo avverte la stanchezza della vita, forse anche la disillusione, ma cerca di superare entrambe per l’impegno ricevuto dal Signore di adempiere “quello che manca alla passione di Cristo”.
La Bibbia è severa riguardo al dovere del rispetto di fronte alla presenza dell’anziano. “Alzati davanti alla testa canuta, onora la presenza dell’anziano”. L’anziano è il saggio, colui che, nella sua esperienza, sa insegnare.
Tuttavia la saggezza, nei vecchi, non è una caratteristica esclusivamente dell’età, non è automatica col passare degli anni, deve essere preparata fin dalla tenera età con cura e sacrificio. Ecco il duro giudizio del Siracide: “Tre tipi di persone io detesto, la loro vita per me è un grande orrore: un povero superbo, un ricco bugiardo, un vecchio adultero privo di senno. Nella giovinezza non hai raccolto; come potresti procurarti qualcosa nella vecchiaia?...corona dei vecchi è un’esperienza molteplice, loro vanto è il timore del Signore”.
L’anziano deve creare in se stesso la fisionomia del portatore della storia, deve presentarsi come “libro degli eventi”. Così il Salmo 44: “O Dio, noi udimmo con i nostri orecchi: i nostri padri ci narrano le gesta che compisti ai loro tempi, nei tempi antichi”.
Ecco il Salmo 71, la preghiera del vecchio: “Non mi respingere, o Signore, nel tempo della vecchiaia, quando viene meno il mio vigore, non mi abbandonare…” In questa meravigliosa preghiera si nota la forza della persona che si sente indebolita dagli anni, ma, nello stesso tempo trova in sé la soddisfazione di aver imparato la saggezza fin da ragazzo e di trovare ancora la forza per donarla alle generazioni future. Questa funzione storica, politica, pedagogica… del vecchio può anche oscurarsi: per cui, ecco, Qoelet avverte: “Meglio un giovane di bassa origine, che un re vecchio e stolto, che non sappia usare la propria mente”.
L’anziano si renda conto di essere tale senza rimpianti, rivalse e faccia attenzione alla sua mente, alla resistenza del suo cuore, ma specialmente aumenti al massimo il suo patrimonio spirituale.