Come ogni anno, i cristiani iniziano il tempo della quaresima con la rilettura attenta e, in parte, sorprendente delle tentazioni di Cristo, dopo quaranta giorni di digiuno nel deserto.
Forse sorprenderò qualche amico o amica che legge questa “predica” (“predica” per distinguerla dalla “omelia” che arricchisce la liturgia con la sola finalità di meditare e assimilare la Parola di Dio proclamata).
Ma sento il desiderio, che ogni anno mi stimola e mi meraviglia, di fare l’elogio della tentazione: infatti, la tentazione non può essere vista come un cammino, rischioso e drammatico, verso una fede più matura e autentica e quindi a una carità vera verso dio verso noi stessi verso gli altri tutti?
Mi limito ad alcuni punti di riflessione.1. Proprio il vangelo di Luca (4,1-13), che oggi proclamiamo, inizia così:“Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo”.
Dunque Gesù è tentato non perché reietto e abbandonato misteriosamente dal Padre.
Anzi, viene condotto e guidato dallo Spirito, di cui era “pieno”, nel deserto per essere tentato!
Dobbiamo qui richiamare una distinzione terminologica essenziale per capire: distinguiamo, innanzitutto, la prova (tentazione che vuol provare la libera risposta di fedeltà e amore) dalla tentazione (tentazione della caduta che cede al male o della seduzione che ci vince miseramente), poiché spesso vengono usati come sinonimi.
Come dice con chiarezza un autore: “La prova ha valenza positiva, perché chiama in causa Dio, che saggia la qualità di fede di Israele, considerato nella sua interezza di popolo e/o del singolo credente.
La tentazione, invece, ha a che fare col demonio, col mondo e con la carne, che agiscono sempre per allontanare il credente da Dio e dagli altri uomini. Nei riguardi della tentazione l'uomo avverte una forte, allettante, suadente, e per questo sovente, insopprimibile attrazione, che lo fa cadere, poi, nel peccato.”
2. Il valore della PROVA, dell’essere provati, è proprio il desiderio di Dio che ci ha creato per amore e ci attende con una risposta piena e libera di amore: cioè proprio questa ripetuta, liberamente affermata e voluta convinzione che: amare Dio con tutte le proprie forze significa non cedere alle avances del demonio e adorare solo l’Altissimo.
“Ogni tentazione è una domanda d’Amore che ci chiama a rispondere.”
Cristo ci ha mostrato che anche nel deserto è possibile rispondere all’Amore, se ami Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze!
3. Gesù ha condiviso anche questa nostra, direi, quotidiana esperienza di lotta e di sofferente opposizione alla seduzione e al cedimento al male che è rifiuto di Dio.
Proprio considerando le tentazioni di Gesù autentiche opposizioni al male, subdolamente suggeritogli dal demonio (con le sue arti sottili di seduzioni e inganno, che lui conosce in modo raffinato), possiamo di nuovo elogiare il valore formidabile della tentazione, vinta e superata.
Non si vince, certo, con le sole nostre forze, ma con la forza di Dio che ci accompagna e ci dà il suo aiuto potente. Infatti: Gesù vince le tre tentazioni fondamentali di ogni essere umano con la forza della Parola di Dio: sta scritto!
E con la sua vittoria Gesù ci insegna con autorità che, se cedessimo, non faremmo solo degli errori o riveleremmo semplici debolezze, difetti, distrazione o stanchezza … ma faremmo davvero dei “peccati” cioè manifestazioni, più o meno gravi, di poco amore a Dio Padre, rifiutandolo e preferendo a lui il male che ci ha sedotti!
Gesù ci dice con grade forza: ogni uomo può resistere agli assalti del maligno!
4. Infine a questo punto risulta doveroso approfondire l’invocazione che preghiamo nel “Padre nostro”: 'Non ci indurre in tentazione'.
Ci illumina il Catechismo della Chiesa Cattolica (numero 2846.
«Noi chiediamo al Padre nostro di non 'indurci' in essa.
Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa 'non permettere di entrare in', 'non lasciarci soccombere alla tentazione'.
'Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male' (Giacomo 1,13); al contrario, vuole liberarcene.
Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce al peccato.
Siamo impegnati nella lotta 'tra la carne e lo Spirito'.
Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza.»
Insomma possiamo iniziare con coraggio la nostra quaresima convinti come Origene, teologo greco del III secolo, che la «tentazione» svela i doni che abbiamo ricevuto e la misura del nostro amore per Dio.