L'EPIFANIA DEL SIGNORE... di don Gigi Di Libero

...ci sconvolge e...ci rivela...

06/01/2013

Oggi celebriamo la solenne manifestazione, “epifania” con il termine di derivazione greca, del Signore Gesù come il Messia che viene a salvarci ed è solennemente riconosciuto ed onorato dai Re Magi, cioè da rappresentanti di tutte le regalità umane anche straniere e lontane, al di fuori del popolo ebreo, popolo eletto per scrivere la storia della Salvezza ad opera di Dio stesso.

I Re della terra lo riconoscono ed onorano con i tre classici doni/simbolo: “oro” che onora la sua regalità, “incenso” che proclama la sua divinità e “mirra” che ci anticipa profeticamente il cammino da lui scelto della Croce-Risurrezione per compiere la sua opera di infinita misericordia e splendore.

Certamente non senza buone ragioni, la tradizione ortodossa ritiene che la prima e meravigliosa epifania di Dio che si fa Uomo per essere il Messia che ci salva è la solennità del santo Natale che gli ortodossi celebra appunto il 6/7 gennaio, quando noi celebriamo l’Epifania.

Vorrei soffermarmi su qualche riflessione circa il grande valore psicologico e spirituale che le epifanie, di svariata natura, hanno nella vita delle persone e nel cammino della vita interiore dell’essere umano.

Ho letto ultimamente una presentazione della produzione letteraria di James Joyce (tra cui, in evidenza sul tema che vorrei approfondire, il capolavoro Gente di Dublino, Dubliners, 1914) in cui si evidenzia la presenza, efficace e particolarmente stimolante, di “una raccolta di racconti, sotto forma di epifanie, rivelazioni, che percorrono le tappe della vita pubblica dei personaggi e della città natale dell'autore.

Epifanie che non sono impressioni, ma scavano nel profondo sino alle radici della loro originaria causa di manifestazione”.

Si tratta di scavare nel profondo dell’animo umano e del vissuto di tante persone e compagni di viaggio: le “epifanie”, in letterature dette anche “epifànie”, sono modelli di analisi e di scoperta nelle storie che si raccontano e nei personaggi che si studiano o che la convivenza ci presenta e pone, a volte spietatamente, alla nostra quotidiana osservazione.

Sono in effetti tentativi di incuriosire, far riaffiorare memorie e desideri.

Il testo che stavo leggendo continua: “È il momento allorquando ci sembra che qualcosa ci appartiene e riconosciamo quello stato d’animo senza che ci venga data alcuna spiegazione.

È chiaro, quindi, che si avverte una “presenza” inaspettata, il più delle volte in senso positivo, ma non necessariamente.

In letteratura ci si riferisce alla condizione della mente di uno o più personaggi allorquando si trovano a tirare delle conclusioni nella loro vita, nella condizione in cui l’autore li ha fatti finire.

Molto spesso l’epifània serve a descrivere uno stato di grazia e di immortalità, con caratteristiche quindi chiaramente positive”.

Certo in questi riferimenti letterari mi sembra che ci si riferisca solamente a indagini psicologiche, ad intuizioni, fantasie e immaginazioni non sempre rassicuranti o felici, sogni e proiezioni dei nostri desideri e di quanto nel nostro cuore urge, spinge, ci fa soffrire, ci tortura o ci inebria di desideri più o meno realizzabili ma che ci riempirebbero di felicità e di grandezze inesplorate.

Noi credenti davanti all’epifania di Gesù non siamo spinti a momenti inebrianti di autoanalisi o di fantastici sogni e aspirazioni sconvolgenti che trasformino la nostra vita, almeno nel piano del sentire profondo e del desiderio interiore…

Credo proprio che i re magi non si siano trovati in una momento di immaginazione sconvolgente e di sogno che li facesse fuggire dal loro essere reale e storico … per inseguire un richiamo fantasioso seppur bellissimo a pieno di gioiosa scoperta del sogno più grande fatto in tutta la loro vita di re insieme ai loro popoli …

Con ben diversa concretezza noi credenti, come i re magi, siamo interpellati dalla epifania di un Dio che si presenta, in modo sconvolgente e meraviglioso insieme, come un bambino che ha bisogno di essere riconosciuto perché risposta a tanti momenti di implorazione che sono saliti dalle nostre vite e dalle nostre necessità, aspirazioni e sofferenze, per di più condivise con le nostre famiglie e con la nostra gente.

La manifestazione gioiosa e semplice, quasi banale e incredibile, di un bambino inaspettatamente bisognoso di affetto e di tutto, non ci sconvolge nel profondo dei nostri sogni e delle nostre ansiose aspirazioni o paure, ma ci mobilita con l’esigenza della realtà che ci converte a rompere con tutti nostri perbenismo, tradizioni e progetti spesso egoisti e magniloquenti, ma retorici.

Siamo affascinati e buttati, con un bagno di necessità che solo la realtà vera può possedere, a prendere decisioni di vita per noi e per tutti coloro che condividono il nostro destino.

Ci accorgiamo che dobbiamo deciderci a fare i conti con chi non ha nulla e non è nulla di importante, ricco e potente.

Dobbiamo deciderci e schierarci dalla parte di chi ha solo bisogno di essere preso tra le bracce, accarezzato, baciato, amato e coccolato con affetto … lui ha bisogno solo di questo per ora e chiede amore, amore, amore ….

E qui siamo trasformati dentro, nel profondo del cuore e dei nostri sogni così pieni di noi stessi, di egoismo, di progetti di potere, di possesso e di conquista, per scoprirci immersi in situazione impellente di diventare gente che si proietta nell’altro che ha bisogno, che deve essere teneramente amato, che deve essere aiutato a crescere, che deve essere nutrito e aiutato a pensare un futuro diverso ma necessario per lui come per tutti…

L’epifania, l’epifania di Gesù certo ci sconvolge e ci rivela a noi stessi totalmente cambiati e, se davvero lo vogliamo, ormai definitivamente determinati a sconvolgere piccoli ed egoistici progetti e bisogni per incominciare a sognare e progettare alla grande … proprio come un Dio che ineffabile, eterno e onnipotente, per amare noi, uomini deboli e finiti oltre che ribelli e pieni di peccato, si fa povero e piccolo bambino che ci incanta e conquista con il sorriso dell’amore e della tenerezza.

“Spogliò se stesso” dice Paolo con meraviglia che sconfina con l’incredulità, ma che si deve commisurare con una realtà verissima anche se per noi inimmaginabile: l’epifania di Dio-Gesù-bambino, appunto!

don gigi di libero sdb

gigidilibero@gmail.com