L’Avvento non passi senza darci una scossa. Il concetto generico di “preparazione al Natale” dice poco o nulla. Spesso si riferisce ad un presepe in casa oppure ad un aiuto a chi è stato colpito dal maltempo. Tutto è positivo per evidenziare questo periodo di attesa. Se vogliamo che l’Avvento doni una scossa, specialmente nelle case dove i bambini aspettano il dono natalizio, è urgente che gli adulti, soprattutto i genitori, inventino qualche incentivo per i loro figli, che li faccia riflettere a seconda dell’età.
Per prima cosa, in famiglia, si deve cancellare tutto quello che è indegno per un bambino: tutto memorizzano i bambini di quanto sentono e vedono. Il Santo Natale non sia soltanto devozionale, deve dare una scossa nel campo della parola e degli atteggiamenti.
Anche per chi non è interessato al divino, un discorso teologico, adatto anche ai bimbi, fa parte del sapere. Una antica tradizione ha assegnato all’Avvento la lettura del profeta Isaia in cui si trova il concetto della speranza di un mondo nuovo, sicuro, glorioso: “Sali sull’alto monte tu che annunci liete notizie, Gerusalemme: alza la voce, non temere : ecco il Signore viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio: come un pastore fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri” (Is 1-5,9-11).
Ognuno interpreti queste metafore come può, secondo la sua cultura o il suo modo di pensare la vita e i suoi doveri familiari. La spiritualità dell’Avvento, con l’atteggiamento dell’attesa, caratterizza la statura personale del cristiano che prepara la sua coscienza a vivere con umiltà l’inizio della vita di Gesù, nel tentativo di assomigliare a Lui nella parola e nell’andare.
Il canto che caratterizza fin dalla prima domenica d’Avvento è quello del Salmo 24. “A Te, Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in Te confido, che non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici”.
Potrebbe essere la preghiera del mattino, appena svegli.
Con l’Avvento Dio entra nella storia, mette in causa l’uomo e richiede una continua conversione, un pronto e decisivo risvegliarsi dal sonno come dice Paolo nella lettera ai Romani (13,11 ss.)
Il tempo dell’Avvento è un richiamo a vivere nel pulito e a presentarsi ogni giorno miti, umili, disponibili verso l’altro che ha bisogno di una parola o di pane.
Non ignoriamo che questo periodo, nella nostra società industriale e consumistica coincide con il lancio commerciale “dell’operazione Natale”, con le sue luci e i suoi prodotti: proprio per questo il cristiano deve far sentire la sua voce e impegnarsi a trasmette quei valori e soprattutto quegli atteggiamenti che fanno capo alla visione trascendente della vita, la quale ha bisogno che Gesù nasca in ciascuno di noi per una visione alta e limpida. L’Avvento, col suo messaggio di attesa e di speranza deve aiutare famiglie e singoli a porsi come segno alternativo ad una società invasa dalla disperazione più vasta di quella della fame: poesia, canti, presepi non devono dimenticare chi vive nelle aree della disperazione! In certi momenti del tempo, come quello dell’Avvento, bisogna fermarsi ed essere attenti a non sottomettersi ad uno dei simboli dell’era tecnicistica: la velocità di una vita di corsa ad ogni ora, se possibile, o almeno ad un giorno intero, bisogna dare un motivo.