Entro in una chiesa, mi fermo dopo tre passi di fronte ad una bussola sotto la quale leggo: «Quaresima di fraternità».
Anche quest’anno, dunque, il parroco ricorda ai visitatori che, oltre a Gesù Eucaristico da adorare nel tabernacolo, c’è un altro Gesù, che aspetta e che gira per le strade, che frequenta il mercato, che corre in macchina o che si trascina con fatica su per le scale dei poveri condomini.
«Quello che fate agli altri, lo fate a me», aveva rivelato egli stesso duemila anni fa. Il messaggio è ancora attuale e, se vale sempre, vale in particolare in tempo di quaresima. Non perché io debba ricordare quel suo detto soltanto nel periodo caratteristico che mi prepara alla massima solennità cristiana, la Pasqua, ma per il fatto che questo è il tempo «favorevole» alla mia conversione ed all’affidamento personale e comunitario all’infinita misericordia di Dio. A proposito della quale l’elemosina è un mezzo privilegiato a mia disposizione per impetrare il perdono dei peccati personali.
C’è però un pericolo, o meglio la possibilità di nascondermi dietro un alibi: Io faccio la carità ad un povero e… sono a posto con la coscienza!
Troppo facile, sarebbe! Io aiuto il povero e lo soccorro con fede vedendo in lui Gesù che mi chiede l’elemosina. E fin qui va bene. Ma non basta. Quel Gesù povero mi ripete: «Convèrtiti e credi al vangelo!» È l’esortazione che mi sono sentito ripetere anche in chiesa, quando ho partecipato alla cerimonia dell’imposizione delle ceneri il mercoledì primo giorno di quaresima. Mi sono umiliato, ho riconosciuto che «sono polvere e che ritornerò in polvere» e indirettamente ho preso davanti alla comunità l’impegno di migliorare la condotta della mia vita cristiana.
Beati, dunque, i poveri della mia parrocchia, che prèdicano con la loro presenza e con la richiesta del mio aiuto l’esigenza che Gesù duemila anni fa ripeteva nella predicazione ai suoi contemporanei. È testimoniata e documentata dal Vangelo: «Gesù venne nella Galilea e predicava l’evangelo di Dio dicendo: il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». (Marco 1, 14-15). Don Adelio Cola