Gesù risorto, dopo varie apparizioni che portavano speranza, coraggio e ardore nei cuori dei suoi discepoli, si accomiata da loro per salire al Padre e vivere eternamente nella gioia e amore della Trinità.
Questo il mistero della solennità dell’Ascensione che tutti i credenti celebrano nell’Eucarestia domenicale.
Sono certo che per nessuno sia difficile immaginare quanti pensieri, suggestioni ed emozioni, timori e prospettive nuove e rivoluzionarie questo evento glorioso di Cristo abbia suscitato nei cuori dei discepoli, e susciti nei cuori nostri e di tutti credenti della storia.
Pensando e scrivendo questa “predica” anche al mio cuore di sacerdote si sono accese emozioni e reazioni forti e davvero provocatorie; quest’anno sono stato particolarmente colpito da due versetti del Vangelo che viene proclamato.
Il primo riguarda i discepoli descritti nei gesti esteriori di chi è totalmente emozionato e interdetto nel proprio cuore, nei sentimenti e nei pensieri che, nonostante tutto, turbano e creano ansia: «Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.» (Matteo 28, 17).
Nel gesto di adorazione si manifesta una fede che riconosce Dio, quindi una emozione straripante di gioia, eppure c’è ancora la riserva e il dubbio nel loro intimo sentire che orienta il nostro essere e le decisioni da prendere per esprimersi nella vita nuova che ci aspetta.
È proprio vero: dubbio e fede sono aspetti concomitanti del cammino spirituale sia degli apostoli che di tutti gli uomini.
Il secondo versetto è l’ultimo comando di Gesù ai suoi discepoli strettamente congiunto con una promessa davvero incredibile e straordinaria, direi quasi incredibile per noi poveri uomini buttati nel presente e incapaci di prospettare il futuro: Andate, «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo 28, 20) .
Dunque Gesù chiede di essere come “Lui ha vissuto”: sempre e rigorosamente “itinerante sulle strade della Palestina, sulle vie degli uomini”. Si tratta di uscire dagli spazi chiusi di se stessi, delle situazioni irrigidite nelle quali ci si crogiola, ci si compiace o compiange, per andare a incontrare chi ancora non conosce il Figlio di Dio.
Dobbiamo imparare da Lui ad innalzare i nostri cuori al Cielo e appoggiare bene i nostri piedi a terra, adoperandoci per la diffusione del Vangelo nel mondo intero.
Ci vuole la contemplazione e ci vuole l'azione.
Immediatamente mi viene alla mente quello che Don Bosco prometteva con sicurezza a chi si avvicinava a lui e gli faceva capire che stava bene con lui: perché non rimani con me in mezzo a questi ragazzi, ti posso promettere tre cose: pane, lavoro, e Paradiso! E ricordati sempre che “un pezzo di Paradiso aggiusta tutto…”. Me le sono sentite risuonare nel cuore anch’io quando, molti anni fa, ho deciso di farmi salesiano e sacerdote! Rimane come una emozione indelebile, proprio, immagino, come per gli apostoli dopo aver sentito le espressioni di Gesù ricordateci dal Vangelo.
Ultima offerta di riflessione che vorrei offrire ai nostri amici e lettori.
Quella di Gesù non è una promessa, è una rassicurazione: io sarò sempre presente a voi e voi a me per tutta la vostra vita e per tutta l’eternità.
Gesù, la Trinità, sempre presente in ogni essere umano, che corre il rischio di pensarsi un povero essere umano solo e senza prospettive.
Non sono illusioni o immaginazioni consolatorie, apriamo la Parola di Dio.
Nella Bibbia ogni vocazione è sempre accompagnata dalla paura dell'uomo e da una promessa del Signore che assicura: «Non temere, io sono con te».
? A Giacobbe, in viaggio verso una terra ignota Dio garantisce: «Io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai, non ti abbandonerò» (Genesi 28,15)
? A Israele, deportato a Babilonia, dichiara: «Tu sei prezioso ai miei occhi e io ti amo.
Non temere perché io sono con te» (Isaia 43,4-5)
? A Mosè che obietta: «Chi sono io per andare dal faraone e per fare uscire gli israeliti dall'Egitto?», risponde: «Io sarò con te» (Esodo 3,11-12)
? A Paolo che a Corinto è tentato di scoraggiarsi, il Signore dice: «Non aver paura, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male» (Atti 18,9-10).
Non solo: ma la Parola ci assicura che ognuno di noi è sempre presente al cuore di Dio:
«Può una donna dimenticare il suo bambino o non amare più il piccolo che ha concepito? Anche se ci fosse una tale donna, io non ti dimenticherò mai. Ho disegnato sulle palme delle mie mani la tua immagine» (ISAIA 49, 15-16)
«Il Signore annunzia: «Avrò cura di voi come una madre che allatta il figlio, lo porta in braccio e lo fa giocare sulle proprie ginocchia.» (ISAIA 66, 12)
«Io ho insegnato a Efraim a camminare.
Ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia, ma non ha capito che mi prendevo cura di lui.
L'ho attirato a me con affetto e amore.
Sono stato per lui come uno che solleva il suo bambino fino alla guancia.
Mi sono abbassato fino a lui per imboccarlo.» (OSEA 11, 3-4)
“Io sono con te” diventa, realmente il biglietto da visita di Gesù che ascende al Cielo a prepararci un posto e ritorna per essere dentro di noi la via per conquistarcelo!
don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com