La 'tenda della pace', che ospita la presenza di Gesù Eucaristia, è ormai una consuetudine annuale in diverse piazze d’Italia e si presta ad entrare nella storia.
Il nome 'Pace' è denso di una serie di significati.
Pace, parola universale, s'addice perfettamente al Signore Eucarestia che, per ventiquattro ore, è rimasto esposto all'adorazione dei fedeli.
Questo tempo ha indubbiamente lasciato sulle pietre e sulle panchine della piazza l'eco della Sua bontà infinita, della sua parola tenera e saggia, del Suo sguardo sereno.
Pace, per me, quando vedo due fidanzati per mano sorridenti e sicuri, o due ragazzini che se la raccontano divertiti o le mamme che guardano i figli mentre giocano, contente di vederli agili e lesti: e sognano il loro futuro.
Mi turba invece la giovane mamma da sola che guarda ansiosa la sua bimba che chiede dov'è il papà. Mi angoscia quella solitudine, quegli occhi che a stento fermano una lacrima.
Mi interroga quel bimbo di un giorno lontano che ho battezzato ed ora, nel suo viso, l'inesorabile ruga parla di un tempo già lontano: vorrei andargli vicino, ma ho timore che mi punti nel cuore un interrogativo, un fatto, un problema. Eppure è il mio compito: mi metterò accanto a lui, senza parlare.
Spontanea, mi nasce nel cuore, la domanda al Signor Eucaristia di camminare in quel selciato e proteggere il passo frettoloso di chi va al lavoro, il garrulo vociare dei bimbi nel gioco, la mamma pensosa, il papà preoccupato per il suo lavoro, il nonno con i suoi ricordi, il Parroco perché vigili che nessuno venga meno al suo dovere.
Oh, quanto vorrei che il giusto Giudice, con occhi sereni e tranquilli, vedesse in quelle pietre e in quelle panchine il passare delle generazioni!
Volesse il cielo che quella piazza fosse sempre un luogo sicuro per i bambini e che le parole, le risate, gli scherzi, i canti, le danze, che nell'estate rallegrano il duro sasso del selciato, avvicinassero i bimbi a quel Bimbo che, in quel dì, nel Tempio, si sentì tanto sicuro da dar lezioni ai Sapienti che tacquero pensosi.
Perché la Provvidenza divina ha voluto quella tenda proprio lì?
Ha voluto forse un salto di qualità quando lì si gioca, si parla, si danza, ci si incontra, ci si interroga?
Sotto la tenda, in quelle ore, oltre la preghiera corale e il canto, domina la commozione, il silenzio, l'interrogazione. (Mons. Giovanni Battista Chiaradia)