“Non sia turbato il vostro cuore”, raccomanda Gesù ai suoi “amici”, e aggiunge “non abbiate timore”. Ma perché dovrebbero turbarsi e temere? Lo sanno molto bene, tant’è vero che, dopo la morte e risurrezione di Gesù, si rinchiudono in casa temendo la rappresaglia dei nemici che avevano crocefisso il maestro. Impararono in seguito a non turbarsi e a non temere, non perché i nemici si fossero convertiti da lupi in agnelli!, ma perché avevano ricevuto, secondo la promessa del maestro, lo Spirito Santo, il dono inviato dal Padre per illuminarli e fortificarli. Allora si ricordarono delle parole incoraggianti: “Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me…Io vado a prepararvi un posto …e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”.
La consolazione e il conforto che vengono anche a noi da queste promesse sono tali che ci impediscono di turbarci e di temere in qualunque situazione e circostanza ci veniamo a trovare. Queste sono le espressioni, povere ed eterne, da ricordare a tempo e luogo con discrezione e compassione a chi soffre di turbamento e timore. Visitando ammalati e sofferenti per qualunque motivo, esse sono (quasi) le uniche che riportano la pace a coloro che forse l’hanno perduta o stanno per perderla. Anche i motivi di sana umanità aiutano, ma chi risolve i problemi è sempre e solo la fede in Dio.
“Mostraci il Padre e ci basta!”, implora il discepolo Filippo. Quanto sarebbe bella la risposta positiva del maestro! E come sarebbe bella la nostra proposta di fede a coloro che soffrono, se potessimo renderli felici mostrando loro il Padre che li ama! No, finché siamo quaggiù, questo non è possibile, perché allora la nostra vita non sarebbe più fondata sulla fede meritoria, ma sull’evidenza. Questa sarà la condizione dopo la nostra morte, se saremo vissuti di fede. Soltanto allora “Vedremo il Padre a faccia a faccia così come Egli è”.
Don Adelio Cola