Le tentazioni di Cristo - di Don Gigi Di Libero sdb

...le tentazioni del potere...

13/03/2011
     Il tempo forte della quaresima inizia con la proclamazione del Vangelo delle tentazioni.
     Una pagina evangelica che annuncia anche oggi, per noi, due “buone notizie” che toccano due necessità di cui dovremmo sentire l’urgenza … anche se non sempre è così.
     La prima buona notizia è che ognuno di noi ha bisogno di silenzio e di deserto per rientrare in se stesso, comprendersi in profondità e conquistarsi con sempre maggiore maturità.
     Questa necessità di silenzio e di deserto è quasi un dono di Dio, e il vangelo dice proprio che nel caso di Gesù è lo Spirito stesso che prende l’iniziativa: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto (Matteo 4,1).
     Un autore, commentando, afferma con perspicacia: Satana non teme gli uomini che annegano nel frastuono! C’è molto da riflettere.
     La meraviglia grande, almeno per me, si riferisce alla seconda “buona notizia” che si riferisce alla seconda necessità annunciata dal Vangelo: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo.
     La tentazione si connette allo sforzo doveroso ed essenziale di conoscersi in profondità e allo sforzo di conquistarsi e dominarsi per poter divenire ed essere all’altezza del Sogno di Dio Padre su ciascuno di noi.
     Seguendo umilmente alcuni autori che commentano il vangelo cercando di scoprirne le ricchezze in profondità, vorrei annotare qui per me e per quanti si sono fermati a leggere questa “predica”, magari solo distrattamente o per curiosità, le seguenti espressione che devono farci riflettere:
· “Satana si presenta come avversario dichiarato, solo quando la persona diventa pericolosa per lui.”
· “Entra in scena nel momento a lui più favorevole: vale a dire, quando la nostra natura umana sperimenta i suoi momenti di debolezza, di tedio, di stanchezza psicologica … o di quella che riguarda il bisogno fisico: quando la persona non riesce a dominare i suoi impulsi istintivi, anche la parte superiore dell'io cade facilmente preda della tirannide del male.”

     E, ancora, alcune riflessioni circa la concentrazione delle grandi tentazioni di Cristo nella tentazione del potere affermazioni queste che ci toccano sul vivo, per vivere noi in un tempo di sopraffazioni e di violenze di ogni tipo, accompagnato da facili climi di pressapochismo e rilassatezza morale, sia civile che spirituale e religiosa, e nello stesso di arroganza da parte di chiunque pensi di essere, in qualche modo, “potente”:
· “Alla tentazione fisica, però, Satana aggiunge un altro tocco di grande forza persuasiva: il riferimento all'amor proprio: "Se sei figlio di Dio …" (…) Satana riesce ad avere un qualche potere sulla psiche umana, quando i pensieri della persona ruotano intorno alle necessità o ai bisogni del proprio "io".
· “Questa prima tentazione contiene anche un riferimento alla logica del potere, che sta alla base di ogni pensiero suggerito dal maligno: "Metti il tuo potere al servizio dei tuoi bisogni personali": in questo modo, il servizio alla persona umana, si muta in un esercizio di potere.”
· “Satana, quando vede che le inclinazioni fondamentali della persona sono decisamente orientate verso il bene, allora usa il bene, e non la proposta del peccato, per farla deviare dalla via di Dio: la falsificazione del bene.”
· “L'ultima tentazione è quella del potere terreno, il miraggio di governare il globo.”


     Ma la drammaticità di queste riflessioni che si sforzano di capire il Vangelo delle tentazioni è che questa “predica” il Signore stesso ma soprattutto noi, oggi, per onestà drammatica e graffiante, non la possiamo fare riferendola a quelli lontani, o peccatori, o senza Dio … è di noi tutti, è di ciascuno questa tentazione del potere che si sostituisce come padrone subdolo ma assolto a tutto: alla legge, al buon senso, alla disponibile comprensione e carità verso il prossimo, alla coscienza e alla dignità di persone, gruppi ed istituzioni.
     Dobbiamo rigorosamente riferirla a noi stessi, ai cristiani praticanti e pii, agli uomini di chiesa, alla Chiesa stessa così come vive e si incarna nelle diverse situazioni e regioni del mondo.
     E non lo dico io, nella mia piccola situazione di vita e di osservazione personale e sociale, ma ce lo sta ripetutamente ricordando, con coraggiosa forza, il Papa che il Signore ha posto a capo della sua chiesa in questo tempo difficile, anche se meraviglioso:

“La Chiesa non è la Chiesa nostra, ma la sua Chiesa, la Chiesa di Dio.
Il servo deve rendere conto di come ha gestito il bene che gli è stato affidato.
Non leghiamo gli uomini a noi; non cerchiamo potere, prestigio, stima per noi stessi.
Conduciamo gli uomini verso Gesù Cristo e così verso il Dio vivente.
Con ciò li introduciamo nella verità e nella libertà, che deriva dalla verità.
La fedeltà è altruismo, e proprio così è liberatrice per il ministro stesso e per quanti gli sono affidati.
Sappiamo come le cose nella società civile e, non di rado, anche nella Chiesa soffrono per il fatto che molti di coloro, ai quali è stata conferita una responsabilità, lavorano per se stessi e non per la comunità, per il bene comune.”

(ORDINAZIONE EPISCOPALE DI CINQUE VESCOVI http://www.vatican.va/news_services/liturgy/libretti/2009/20090912.pdf , OMELIA di BENEDETTO XVI, 12 settembre 2009)

La sequela, ma potremmo tranquillamente dire: il sacerdozio, non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale.
Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero.
Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica.
Per essere considerato, dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi.
Un uomo che imposti così la sua vita, un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso.

(ORDINAZIONE PRESBITERALE DEI DIACONI DELLA DIOCESI DI ROMA http://www.vatican.va/news_services/liturgy/libretti/2010/20100620.pdf , OMELIA di BENEDETTO XVI, 20 giugno 2010)

     Nonostante tutto, ricordiamoci che il grande pontefice Giovanni XXIII ha voluto che ringraziassimo Dio di vivere in un tempo che è una vera “primavera della chiesa”!
     Ma la primavera è fatta anche di temporali forti e drammatici: le tentazioni appunto del potere!

don gigi di libero sdb
gigidilibero@gmail.com