«Tutti mangiarono», testimonia l’evangelista Luca riferendo il miracolo di Gesù che ha moltiplicato pane e pesce per la folla di persone che l’avevano seguito.
Come farebbe oggi un bravo cronista, Luca ha preso nota anche dei gesti compiuti da Gesù:e li elenca con cinque verbi:
- «Prese i cinque pani e i due pesci,
- alzò gli occhi al cielo,
- disse la preghiera di benedizione.
- poi cominciò a spezzare i pani
- e a darli ai discepoli perché li distribuissero».
-Poteva distribuirli lui!-, mi interruppe un giorno un ragazzo nella lezione di catechismo.
-Pazienza!, gli suggerii, poi ti spiego perché non l’ha fatto lui-.
Perché, dunque, Luca ha voluto scrivere quei verbi? Sappiamo che gli evangelisti non aggiungono ai loro racconti particolari inutili. Un motivo ci dev’essere.
Il medesimo autore, quando racconta l’ultima cena di Gesù prima della sua passione e morte, usa i medesimi verbi, quattro questa volta!, ricordandolo mentre istituisce i sacramenti dell’Eucaristia e dell’Ordine sacro:
- «Prese il pane,
- fece la preghiera di ringraziamento,
- spezzò il pane,
- lo diede ai suoi discepoli e disse: Questo è il mio corpo, che viene offerto per voi. Fate questo in memoria di me».
Il racconto continua con l’offerta del calice «allo stesso modo».
Nei due racconti di miracolo, tutti e due strepitosi, il secondo più del primo!, Luca riferisce di Gesù i medesimi gesti. Egli scrive dopo la passione morte e risurrezione del divino Maestro e conosce il significato profetico dei suoi miracoli. In particolare la moltiplicazione di pane e pesce è carica di significato eucaristico anticipato.
Nell’ultima cena Gesù non poteva consegnare pane e vino consacrati a qualcuno affinché li distribuisse ai discepoli; lo face egli stesso, anche perché li ‘consacrò’ suoi sacerdoti.
Fortunate, diciamo noi, le persone che allora mangiarono il pane e il pesce del miracolo!
E perché non diciamo anche: Beati noi se, come hanno fatto loro, che «tutti mangiarono», mangeremo TUTTI anche noi il pane eucaristico?
Cordialmente
Don Adelio Cola