“In quel momento si presentarono a Gesù alcuni uomini per riferirgli il fatto di quei Galilei che Pilato aveva fatto uccidere mentre stavano offrendo i loro sacrifici.”
(Luca 13,1-9)
La pagina del vangelo di Luca, proclamata nella terza domenica di Quaresima, a me personalmente è apparsa sempre estremamente originale e di attualità.
Sarà per i miei studi ed interessi incentrati sui mezzi di comunicazione sociale, sarà per il benefico influsso formativo di Padre Taddei e del suo Centro (
http://www.edav.it/) nella mia preparazione professionale ed in tutto il mio lavoro di salesiano educatore ed amico dei giovani, ma questa pagina per me è stata sempre la rivelazione affascinante di un Gesù ottimo e provocatorio «lettore critico» della cronaca del suo tempo, oggi diremmo dei giornali e di tutte le informazioni che ci sommergono dalla televisione alla rete internet.
1.
Nei fatti Gesù ci insegna che è bene, anzi doveroso, lasciarsi provocare e quindi esporsi alle informazioni, testimoniando così che non dobbiamo fuggire dalla storia, dalla vita di tutti e di ogni giorno, insomma dalla cronaca!
2.
Inoltre Gesù ci insegna che è necessario passare dagli eventi, raccontati come fatti di cronaca (penso alle titolature dei giornali: fantasmagorica industria di meraviglia, di emozioni e di scandali), alla libera capacità, ben formata e profondamente curata, di cogliere il nucleo centrale e genuinamente «umano» di ogni evento e delle persone che in esso sono messe in gioco.
3.
Ed ecco la grande luce che anche qui Cristo ci dona con il suo modo di agire e di giudicare.
Egli si fa guidare da una sola fondamentale convinzione: l’uomo non è ciò che appare o «interpreta» negli eventi che lo colpiscono e, a volte, travolto dall’inarrestabile ed imprevedibile flusso del tempo e delle circostanze.
Non sono le parti che ci vengono assegnate dagli eventi … non sono le maschere indossate da noi stessi o appioppiateci, a volte con crudeltà, dalla vita, dalle circostanze sociali e dalle convivenze in cui siamo immersi … è la libera e determinante decisione del cuore umano che, sola e senza possibilità di inganno, produce abissi di male e di violenza o frutti di umanità e di opere buone.
Ogni pianta ha i suoi frutti: buoni, da cogliere per nutrirsi, o velenosi e quindi da buttare per non avvelenarsi.
4.
Ciò valutato, è ovvio che gli alberi che non danno frutti buoni devono essere tagliati e buttati nel fuoco.
C’è in tutti noi un vivissimo desiderio di giustizia e di verità circa gli eventi e le persone che in essi interagiscono.
Ma Gesù non si smentisce mai: per intercessione di un misericordioso “contadino” [«Padrone, lascialo ancora per quest'anno! Voglio zappare bene la terra attorno a questa pianta e metterci sopra del concime. Può darsi che il prossimo anno faccia frutti; se no, la farai tagliare».(Luca 13,1-9)] ci è dato ancora del tempo per … ]
Nessuno lo butti via o non ne approfitti!
A disposizione.
don gigi di libero sdb