Bellezza e Bibbia - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

Il corpo è da conservare al massimo della sacralità

19/12/2009
Talvolta, nella nostra mente, si affacciano improvvisi fatti e parole della gioventù: piccoli episodi che hanno inciso nell’animo, s’addormentano per anni, si svegliano all’improvviso.
Ero in quinta ginnasio nel Seminario di Sarzana. Un pomeriggio, in uno studiolo accanto all’ufficio del Rettore, monsignor Ernesto Noceti, Parroco anche della Cattedrale, mi incaricò di copiare in una enorme e rumorosa macchina da scrivere, documenti e varie.
Improvvisamente si affacciò alla porta una signorina che riconobbi come la segretaria del Podestà, (così si chiamava il Sindaco di allora), con una lettera da consegnare al Monsignore.
Busso alla porta del Rettore e dico: «C’è una bella signorina che vuol parlare con lei!».
Il Monisgnore mi guarda al di sopra degli occhiali, tra sorpresa e rimprovero, e sorridendo mi dice: «Quel bella!» e io di rimando: «La è!». «Si», mi risponde, e dopo un po’: «È vero! È proprio bella!».
All’inizio della storia del popolo ebraico, Abramo dovette portare la Famiglia in Egitto perché nella sua terra, imperversava la carestia e si preoccupò della bellezza di sua moglie Sara: «Vedi, io so che tu sei una donna avvenente e quando gli Egiziani ti vedranno mi uccideranno». (Gen, 11-12).
Rebecca era molto bella di aspetto (Gen. 24,16), perciò Isacco si innamorò di Lei.
Anche Giuditta era molto bella di aspetto e molto avvenente nella persona (Giuditta 8,7).
«Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakim, il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, di rara bellezza e timorata di Dio»… Due anziani che ogni giorno la vedevano passeggiare furono presi da una ardente passione per Lei, persero il lume della ragione tanto da accusarla che si era data ad un giovane. Fu Daniele a salvarla accusando i due vecchi perversi.
L’inizio del Cantico dei Cantici è il dialogo tra due sposi.
Ecco l’esplosione di lei per lui: «Bruna sono, ma bella, o figlie di Gerusalemme come le tende di kedar, come le cortine di Salomone. Non state a guardare se sono bruna, perché il sole mi ha abbronzato… Dimmi, o amore dell’anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?».
E il coro: «Se non lo sai tu bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e pascola le tue caprette».
E lui risponde: «Come sono belli i tuoi piedi nei sandali o figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili, opera di mani d’artista… il tuo collo come una torre d’avorio… e la chioma del tuo capo come porpora!.
Quanto sei bella, quanto sei graziosa o amore!
La tua struttura è slanciata come una palma. Ho detto: Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri» (Cantico 1 e 20).
Il Cantico dei Cantici si chiama così perché è il cantico sublime, il primario della storia umana. L’«uber» direbbe Papa Ratzinger nel suo tedesco, il primo, la base di ogni dire, di ogni fare.
L’inviolabile: il corpo umano dell’uomo e della donna è da conservare al massimo della sacralità: limpido come un raggio di sole e il candore della luna.
Il D’Annunzio cantò nei suoi versi: «Come gli olivi che fanno di «santità» pallidi i clivi e sorridenti».
Non resti solo poesia, diventi urgentemente, oggi, realtà.
 
Mons. Giovanni Battista Chiaradia