Mike Bongiorno e l'allegria - di Mons. G.B. Chiaradia

Essere gioiosi significa testimoniare la Fede

03/10/2009
La persona che vuol bene a se stessa, non per vanagloria, ma per essere utile al prossimo e, perché no, anche al mondo intero donando qualche cosa di originale, travolge completamente il significato ancestrale del termine “persona”, voce di origine probabilmente etrusca, entrata poi nella latinità nel significato di “maschera teatrale”.
Può succedere infatti che la persona nostra esprima non quello che veramente è perché è coperta da una apparenza, da una posa o simulazione che copre il proprio io. Non è difficile accorgersi della sincerità della persona, anche solo dalla incisività del gesto, dal tono stesso del discorso, imparato e non vissuto.
Quel semplicissimo saluto-augurio: «Allegria» pronunciato da Mike Buongiorno alla fine di ogni presentazione, per anni è stata la vera definizione della personalità eletta dell’artista, che ha presentato la televisione per decenni, con una semplicità di gesto e parola che ha invaso di tutto ciò che nel quaotidiano è positivo e culturale l’animo di milioni di persone.
«Allegria», come saluto e augurio, non è una battuta che fa ridere, è un vocabolo che indica una componente particolare della persona che è felice di esserci in questo mondo, anche se è irto di spine e denso di problemi molto spesso dolorosi e pericolosi.
Mike, salutando la platea con la parola «allegria», non ha donato solo un augurio, ma semplicemente se stesso deifinendosi come persona, come tipo di presenza tale che, anche nelle circostanze più pesanti resta, non tanto impassibile, quanto piuttosto sereno, composto ed allegro, perché non è mai solo: con la sua presenza comunica sempre dei valori come la compostezza della persona, il rispetto della legge e specialmente un esempio incontaminato di vita avvolto da una fede che lo ha accompagnato ogni dì tra «l’indicativo e l’imperativo» (Bultman) per non perdere l’orizzonte nel quotidiano, specialmente negli splati dei teatri e delle piazze.
Mike, cristiano convinto, con il suo saluto «allegria» ha presentato se stesso come esempio che la fede non la si manifesta soltanto in certe circostanze in cui ci si inchina davanti ai Prelati, ma è compagna di strada anche nella giocosità dei teatri, dove presenza e parola sono avvolte da rettitudine di linguaggio e comportamento.
Il nostro è un tempo di grandi e radicali trasformazioni che modificano rapidamente e profondamente abitudini di vita rimaste immutate per secoli.
In questo vertiginoso processo viene coinvolta anche la vita religiosa. Da un lato un più acuto senso critico purifica la vita religiosa da ogni concezione magica del mondo ed esige sempre più una adesione di fede personale e responsabile. Dall’altro canto la forza della morale cristiana deve entrare urgentemente nella quotidianità, specialmente nei campi dei media.
La televisione non porta sempre il positivo Anche per il rispetto della civiltà bisogna stare attenti a certi programmi che, visti da persone acritiche e specialmente dai bambini, portano non solo alla perdita della fede, ma al decadimento dei costumi e dei linguaggi della rettitudine.
Abbiamo bisogno di «allegria» ci dirà sempre Mike Buongiorno. Una allegria pulita per essere contenti insieme, bambini e adulti nella strada del quotidiano, senza indulgere alla indegnità e soprattutto alla falsità che negli ultimi giorni delle vacanze estive, purtroppo, hanno invaso le nostre giornate.
Mons. Giovanni Battista Chiaradia