L’ho vista nel duomo di Pisa la famosa lampada che, dicono…, abbia fatto intuire a Galileo la legge dell’isocronismo del pendolo.
A parte, con tutto rispetto, il grande scienziato, sono molte le cose che si muovono senza che noi ce ne accorgiamo. Il tempo, più di qualunque altra, sempre in avanti, e noi con lui.
Ma che significa andare avanti? Avanti verso dove? E senza mai ritorno indietro!
Il mio sangue non lo vedo normalmente, eppur si muove dentro le mie vene. Così pure tutto il mio organismo, con un movimento lento, più o meno costante, più o meno regolare, ma a suo modo si muove. Sappiamo tutti verso quale direzione procede giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Ma non è di questo che voglio parlare.
Prendo lo spunto dal motto popolare riferito sopra per riallacciarmi ad una tre le più brevi parabole raccontate da Gesù. Il seme, disse una volta a chi l’ascoltava, si muove (verso la morte apparente) e germoglia anche di notte, quando il seminatore dorme e non ci pensa. Quando si dimentica di lui e si dedica ad altra occupazione.
La stagione della semina è passata, anche la stanchezza di quel lavoro è passato ed egli non ci pensa più. Il seme intanto sotto terra …’eppur si muove’. Tant’è vero che, un paio di mesi dopo, il movimento da lui generato affiora sulla superficie del campo seminato e, qualche altro mese dopo, il frumento si offrirà alla falce del contadino, che allora diventerà mietitore.
Egli lo sapeva, l’esperienza l’aveva fatto buon conoscitore delle leggi agricole. Ha aspettato con fiducia e pazienza ed è stato gratificato. Ha trepidato qualche gelida notte invernale, pur sapendo che sotto la neve si prepara il pane; le burrasche estive e le violenti gradinate gli hanno fatto dubitare della raccolta del cento per uno del frutto del suo lavoro. Infine gli è andata bene, guarda riconoscente il cielo e ringrazia il datore d’ogni bene.
Poesia? No, realtà.
Anche per chi semina la buona novella, per chi la stampa e per chi la legge, per chi la spiega e per chi l’ascolta. Non si tratta di attesa ingenua d’un frutto sperato ma irraggiungibile. Semmai, sottratto alla vista e alla consolazione del mietitore, affinché egli non s’illuda d’essere stato lui a far fruttificare il seme ‘predicato’. Anche lui, come il contadino, deve ricordare che chi dà il movimento germinativo della vita al seme è un altro. Egli deve soltanto seminarlo e coltivarlo nel miglior modo possibile e poi attendere tempi e circostanze favorevoli al suo sviluppo. Altri, probabilmente, mieterà il risultato della sua semina, come altrettanto probabilmente egli sta raccogliendo i frutti di seminatori che egli può aver si o no conosciuti.
E’ la legge provvidenziale che ci conferma nella convinzione che noi tutti siamo servi inutili. Sembra un paradosso, eppure Dio vuole salvare l’umanità attraverso l’umanità, anche se in verità l’unico Salvatore è LUI.
La piccola parabola è un’iniezione di sano ottimismo teologico.
Don Adelio Cola)