La parola PASQUA può essere avvicinata ad ESODO.
Tutte e due si riferiscono ad un viaggio e, come ogni viaggio, presuppongono un luogo di partenza ed uno di arrivo.
L’Esodo degli Ebrei dall’Egitto per raggiungere la Terra Promessa guidati da Mosè, si rifà al lungo e faticoso viaggio del popolo che Dio libera dalla schiavitù invitandolo alla libertà. Nella nuova condizione dovrà «servire soltanto il Dio unico e vero» nella convinzione che servire a Dio è regnare.
Pasqua è sostantivo dal quale prende il nome il «Mistero pasquale»: Passione-Morte-Risurrezione di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.
La domenica di Pasqua corona il gran mistero della nostra ‘liberazione’ dal peccato e la recuperata ‘libertà’ attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti istituiti da Gesù Cristo.
La salvezza, che Egli ci ha annunciato e meritato con i Suoi meriti infiniti, è una realtà troppo grande perché sia racchiusa da un’unica solennità, quella pasquale. Per tale motivo essa viene per così dire divisa in parti e commemorata durante tutto l’anno liturgico ed in particolare dalle domeniche: la sua Nascita, la vita nascosta a Nazaret, l’apostolato della vita pubblica, la Trasfigurazione, i miracoli, le parabole…La Pasqua di Gesù Cristo è la Sua ‘venuta’ dal Padre ed il Suo ‘arrivo’ nel mondo ‘per salvare il mondo’.
La settimana che chiamiamo giustamente ‘santa’ celebra meditazione e ringraziamento della straordinaria ‘liberazione’ umana dal peccato e introduzione alla ‘salvezza’ nella vita ‘libera’ della Grazia con funzioni liturgiche particolarmente solenni. Gli ultimi tre giorni polarizzano la nostra attenzione sugli ultimi giorni di vita terrena di Gesù Cristo: giovedì santo è dedicato al ricordo dell’istituzione di due sacramenti, Sacerdozio ed Eucaristia, venerdì santo alla passione e morte di Gesù Cristo in croce, sabato invita a sostare in preghiera accanto al Suo sepolcro, dal quale risorge il giorno dopo per non più morire.
Il primo giorno del triduo pasquale Gesù Cristo si presenta a noi e chiede: «Credi al mio amore per te? Mi faccio tuo cibo e bevanda, senza i quali tu non puoi vivere con gioia nella mia amicizia. Resterò sempre con te per sostenerti nei momenti di debolezza. Vieni, mangia il mio Corpo e bevi il mio Sangue, offerti per te e per tutti in remissione dei peccati».
Venerdì santo ricorda la domanda che la Vittima divina ci rivolge dall’alto della sua Croce: «Credi al mio amore per te? Guarda dove mi trovo! Sono qui perché ho voluto io salire quassù ed essere inchiodato in Croce. L’ho fatto per obbedienza al Padre e per manifestare il mio amore per te e per tutta l’umanità presente e futura. Non c’era bisogno di questo sacrificio. Sarebbe bastato molto meno. L’ho fatto volontariamente per convincerti che ti amo fino a soffrire e morire in croce!»
Sabato, detto ‘santo‘ perché noi siamo stati ‘santificati’ dal Battesimo e dall’infinito amore del Padre che ha accettato il sacrificio del suo Unico Figlio per la salvezza di tutti, c’invita a fermarci (possibilmente!) nella corsa affannosa della nostra vita e sostare un po’ di tempo a meditare una risposta personale alla domanda che Gesù Cristo rivolge ad ognuno: «Io ho fatto questo per te; e tu cosa sei disposto a fare per non darmi più dispiaceri offendendomi con i tuoi peccati? So che tu sei debole, ma io sono forte e non ti abbandonerò mai. Abbi fiducia!»
Il mio ESODO e la mia PASQUA hanno un ‘luogo’ di partenza e d’uscita con uno di ‘arrivo’: il male che faccio e il bene che voglio fare. Il viaggio sarà lungo e faticoso ma ho la certezza che l’Onnipotente sarà sempre accanto a me per aiutarmi a superare le difficoltà ed i pericoli del mio esodo pasquale.
Anche dalla presente ‘predica’ giunga ai lettori il migliore augurio pasquale con la benedizione della Madonna nostra madre celeste. (Don Adelio Cola)