La sig.ra G .G. mi internetta: «Perché, una volta tanto, non evidenzia che il Natale è il compleanno di Gesù?»
Rispondo: ottima idea e anche pedagogica e pastorale, aderente alla vita pratica. Già, non c'avevo pensato: il Natale è sì il ricordo di un grande avvenimento successo più di 2000 anni fa, che si ripete per noi ogni giorno nella S. Messa, col Cristo che rinnova effettivamente, sebbene misteriosamente, la sua Passione e Morte; col Cristo che ci assiste personalmente o mediante i suoi angeli e con tutto ciò che si dice e si può dire.
Ma il pensiero del compleanno è forse più suggestivo.
Cristo infatti, pur nella sua eternità, ma anche nella sua concreta realtà eucaristica, umana e divina , è vivo e reale. Diciamo che è vecchio? Diciamolo pure: duemila anni o giù di lì è vecchio e stravecchio; anzi tanto stravecchio da essere incredibile come ancora vivente.
Eppure è così!
Un vecchio senza età: bambino o adulto come vogliamo; che va in casa di Maria e Marta a rifocillarsi o a dire qualcuna delle sue buone parole, che innamorano senza sollecitare bassi istinti, o sotto la croce sulla strada del Calvario o anche, se vogliamo, sulla croce che muore, consacrando a tutti e a ciascuno di noi una Madre celeste. È sempre Lui, quello che ha detto: «Eccomi, per fare la volontà del Padre eterno», oppure: «Io sono la via, la verità e la vita!» (la via alla verità e la verità per la vita: non dimentichiamolo, noi che andiamo a credere ai salotti televisivi, belli e appassionanti, ma spesso ignoranti del vero, e menzogneri perché il vero vero disturba!).
Sì, quello lì è vivo e vero e le sue parole, vere per l'eternità, sono vere anche per noi, oggi che ce le ripete nel fondo della coscienza, tanto da sentirle dentro che scalpitano quando le trascuriamo o addirittura ce ne facciamo un baffo, con una scrollatina di spalle.
Bene, sì; è proprio lui che, a ogni ripetersi di dicembre (o quello che è e che esattamente non sappiamo), compie gli anni - ogni anno un anno in più - e oggi sappiamo che sono più di 2000, anno più anno meno.
Allora che facciamo?
Nel mondo civile, la festa del compleanno esiste ancora, anche se qua e là si perdono le buone abitudini, che oltretutto sono varie: la tiratina di orecchie, i regali fatti e ricevuti, i buoni pranzetti o le buone cenette, o anche solo le buone merendine, con gli amici, ma per quanto possibile con le persone più care: i nonni e i genitori, se ci sono; ancora, altrimenti un pensiero, forse un fiore sulla tomba.
E Gesù?
Oh, Lui, l'architetto del mondo e della vita, anche nostra, i suoi regali ce li fa: pensiamo anche solo ai battiti del nostro cuore e i respiri dei nostri polmoni: quanti sono a ogni minuto, e quanti minuti in un'ora e quante ore in un giorno e quanti giorni un una settimana e quante settimane al mese e quanti mesi in un anno e quanti anni nella nostra vita? Gli abbiamo mai detto «Grazie!» anche solo per questo? Eppure Lui, ogni anno ha celebrato il Suo Natale, cioè ha compiuto uno o più compleanni e noi eravamo lì e non ci pensavamo. Lui, che è stato il nostro architetto. e magari ci lamentiamo di un raffreddore.!
Ahimé!
Buon compleanno, Gesù!
Ma assieme ai battiti del cuore e ai respiri dei miei polmoni, insisti un po' di più nel farmi capire cos'è il Tuo Natale. Anche il mio Natale dovrebbe essere come il Tuo e lo può essere, perché Tu tutto disponi affinché lo sia; ma lo zuccone sono io, che penso solo alle bambole o al telefonino o alla bicicletta. Tutte cose buone.; ma è la testa che non è buona, se si limita a ciò ch'è materiale, mentre gli spazi del cielo attendono che io li guardi al di là dei prati e delle montagne, per vedere Te, che sei vivo e l'architetto di tutti i beni sulla terra e nei cieli.
Con tutta cordialità e sempre a disposizione.
P. Nazareno Taddei sj
21.12.2004