Dal "commento sui Salmi" di S. Ambrogio, il famoso vescovo di Milano che il breviario del giovedì della 16ma Settimana del Tempo Ordinario ci fa leggere, troviamo il ricordo del miracolo compiuto da S. Pietro allo storpio dalla nascita. S.Pietro gli disse:"Guarda verso di noi" (At 3,4).
S. Ambrogio osserva:"egli guardò verso Pietro e fu illuminato dalla grazia della fede; infatti, non avrebbe ricevuto il rimedio della sanità se non avesse creduto con fede."
Troviamo qui un grande insegnamento e anche una notevole risposta alla domanda che, piú volte con l'angoscia, ci facciamo quando preghiamo per avere un certo dono e ci sembra che non ci sia stato concesso.
Il punto è qui: quando noi chiediamo quel dono o quella grazia, siamo proprio sicuri d'averla chiesta con fede e soprattutto siamo ben sicuri di avere la fede?
Già, la fede, infatti, è dono di Dio e quante volte noi verifichiamo veramente se crediamo in Dio e in Gesù Cristo e quindi nell'autorità morale e religiosa della Chiesa? Tutti questi sono contenuto della fede e se noi sentiamo di non essere forti in esso dobbiamo preoccuparci anzitutto di chiedere quel grande dono di Dio che è appunto la fede. «Credo, Domine; sed adiuva incredulitatem meam! [Credo Signore, ma vieni in aiuto alla mia mancanza di fede]» è tutto qui il problema.
Tutto dipende dalla fede; e certamente la mentalità secolaristica e materialistica che è continuamente diffusa oggi dai media di vario genere è la causa della nostra progressiva e reale mancanza di fede.
Certamente, come già detto e ripetuto, la fede è un dono di Dio e quindi è un dono che dobbiamo chiedere a Dio di concederci. Ma nel contempo, dobbiamo stare bene attenti a non lasciarci influenzare e addirittura invadere da quella mentalità.
È vero che Gesù ha detto "qualunque cosa chiederete al Padre mio in mio nome, egli ve lo concederà." ed è anche vero che non sempre, per non dire quasi mai, abbiamo chiesto nel nome di Cristo qualcosa e non ci è stato concesso.
La tentazione di non credere nelle parole di Cristo è forte; ma è anche altrettanto vero che prima di dubitare che le parole di Cristo non valgano, dobbiamo assicurarci d'aver premuto i tasti giusti del grande computer divino.
L'episodio evangelico citato da S.Ambrogio deve essere per noi molto, ma molto, illuminante: alla fine, ripeto, è problema di fede e quindi è dovere nostro suscitarlo come si conviene. Colpa anche nostra se, in fatto di fede, ci accontentiamo di essere nella "incredulità".
Del resto, appunto, è concreto problema nostro: questione di vita terrena nella quale siamo in grado di unirci o disunirci dal regno di Dio, che è il regno spirituale della fede.
In conclusione, non gettiamo via questi insegnamenti che sono veramente basilari per la nostra vita. Non dobbiamo affidarci alle statistiche delle medie di vita che sembrano salire di qualche punto: non sappiamo se anche la nostra vita entra in quelle medie. Non dobbiamo essere così stolti da metterci per quelle strade; approfittiamo invece, minuto per minuto, per sistemarci opportunamente e con grande fiducia nel Signore dalla parte del regno di Dio che è appunto regno della fede e che dipende anche dalla nostra libera volontà.
Non siamo, ripeto, talmente stolti o sciocchi da andare a cercare i tesori del cielo nelle zolle della terra; consideriamole, invece, un efficace strumento per credere nella potenza e nella bellezza del Creatore, dal quale anche la vita di ciascuno di noi dipende.
Dio è il vero Padrone della nostra vita; ma è anche il nostro buon Papà!
Sempre a disposizione. Cordialmente
P. Nazareno Taddei sj
Nota: Nell'indagine sul clero in Italia, pubblicata nel volume di Franco Garelli (Il Mulino, 2003), si legge che il 53,6 % dei sacerdoti si lamenta delle scarse vocazioni, il 43,5% ha difficoltà di trovare linguaggi adeguati nell'apostolato, il 41,7% trova difficoltà nel proporre il Vangelo: tre problemi, come si vede, strettamente legati alle problematiche della Comunicazione Sociale, particolarmente mentalità e linguaggi contornuali, circa cui il Papa ha affermato più volte, con forza, partendo dalla Redemptoris Missio (art. 37) che si tratta di «nuova» cultura. «Nuova!»