La Mostra di Venezia attacca la Chiesa?

Dopo aver visionato alcune decine di film durante la Mostra di Venezia si traggono alcune conclusioni specialmente sulla scelta delle opere presentate; chi le ha fatte e perché?

11/09/2002
Si sta ancora gridando e giustamente dello sconcerto suscitato per il film MAGDALENE, premiato quest'anno a Venezia col Leone dOro.
Ma il vero evento, sconcertante anzi preoccupante, va ben più in là. Già da qualche anno sto dicendo e scrivendo che la Mostra del Cinema di Venezia è una preziosa specola per poter leggere come sta andando lo mondo.
E quest'anno?
Col governo di Centro-destra, è cambiato anche il direttore della Mostra dArte cinematografica: non si sa come e perché, è stato nominato un aitante svizzero, protestante, socialista, direttore per 22 anni del Festival del Cinema di Berlino; il primo direttore non italiano nella storia 59ennale della Mostra.
Doveva essere un berlusconiano; ma l'attuale governo ha dato l'impressione di non volersi immischiare; e certamente nessuno potrà dire che Berlusconi è un fascista, se il film citato è stato lo squillo di tromba palese d'una lotta anti-chiesa cattolica, portata avanti, subdolamente, da tutta una serie di film che tiravano in ballo con chiare notazioni negative e distruttive i valori e i comportamenti della nostra Chiesa; ma soprattutto se il piazzale antistante la Mostra diventato anche sede di comizi contro le forze dell'ordine; se il palcoscenico della Mostra è servito per attacchi a Berlusconi e se la claque delle sinistre ha cercato di farla da padrone e in buona parte c'è riuscita.
Ma il rischio è ben al di là della destra e della sinistra italiane e se sono vere le notizie della lobby francese, Attac, antiberlusconiana, partendo dal quotidiano Le Monde e arrivando a coinvolgere le associazioni di sinistra di magistrati, sindacati, informazione, stampa anche cattolica (cfr il quotidiano Libero dell'8 agosto us); cui corrispondono alcune categorie italiane, anche con la recente costi­tuzione duna lobby antiberlusconiana creata da imprenditori di cui qualche settimanale ha parlato.
Ma, quel ch'è peggio, e di cui nessuno osa parlare o ha l'interesse di non parlare, pare che alle spalle ci sia la multinazionale di Bin Laden. Lotta certo di titani, cui anche alcune categorie di marionette italiane possono far comodo.
Sembra un discorso assurdo, che tra molti sorrisetti di commiserazione, sto sviluppando da tempo, a mano a mano che si svolgono gli eventi. Certo qualcuno continuerà a sorridere; almeno fino a quando lo potrà; ma anche quel giorno difficilmente ammetter daver sbagliato.
Invochiamo la misericordia e la sapienza di Dio.
 
Ma veniamo al film MAGDALENE, oggetto attuale del cosiddetto scandalo.
E' un film che si presenta come di ricostruzione storica, ma che come tale falso, perché strutturato in maniera da essere nient'altro che un libello pieno di livore contro la Chiesa cattolica, responsabile a suo dire di quei conventi-prigione irlandesi dove fino a qualche anno fa si rinchiudevano ragazze o madri o pericolanti, anche solo perché graziose, affidate a suore peggiori di arpie assetate di sangue, piene di voluttà nel tenere a freno e nel punire chi mancava alle disposizioni o addirittura tentava di fuggire. Suore (ma anche sacerdoti) sessuofobiche, ma piene anch'esse, nella loro voluttà, di desideri di sesso, se organizzavano le gare di chi aveva  i seni o il sedere più belli. (Basterebbe quella sequenza per far capire subito che l'intento dellautore non era di documentare, bensì di fare spettacolo e quindi cassetta in funzione anticattolica, come dirò subito.)
E' la storia di quattro ragazze, pur pressoché innocenti, messe, nel 1964 (quindi ieri) dai genitori in uno di quei conventi-prigione, per espiare o comunque per essere impedite di peccare.  Dopo anni di terribili esperienze in mano a quelle suore, una finirà in manicomio e le altre usciranno, una liberata dal fratello divenuto adulto, due riuscite a fuggire; si sistemeranno e una sola resterà nella religione cattolica.
Fin dalle prime battute (la presentazione un po' disordinatella e non chiarissima delle quattro ragazze, ma con l'intento spettacolare di creare curiosità), chi conosce bene il linguaggio filmico si accorge che l'autore vuole esprimere una sua tematica (non si sa ancora niente della vicenda) e non compiere un'opera di ricostruzione storica, come cerca di far credere col contesto e con le didascalie anche finali.
Quando poi si entra nel vivo della vicenda, si nota subito che, soprattutto con la strutturazione dei nuclei narrativi e con la ripresa delle singole scene e loro montaggio, l'autore crea perni strutturali di carattere emotivo (quindi spettacolari) per far nascere nello spettatore istintive posizioni di ostilità contro le monache e di partecipazione per le vittime; aspetti che, di per sé, non risulterebbero anche dalle stesse storie strutturate diversamente. Si veda p.e. la scena dove la superiora taglia i capelli per punizione a una delle ragazze: viene espressa una voluttà della suora nel compiere quella punizione che difficilmente è credibile, in contrasto poi con una reazione quasi psicopatica della ragazza, pure difficil­mente credibile, ma che genera nello spettatore un giudizio profondamente negativo contro le suore e i principi (della Chiesa cattolica con parole del Vangelo) che le ispirano, anche se realmente ingiu­stificato.
Quale valore d'arte cinematografica, allora mi chiedo, ha un film che si presenta come documento storico e usa del linguaggio cinematografico proprio per tradire la storia stessa, facendo credere quello che evidentemente, per pregiudizio chiaramente voluto, falsità?
Infatti, quale che fosse la realtà (problema di contenuto che vedremo subito), il film giudica a priori come moralmente cattiva una realtà, che potrebbe anche non esserlo (ma che, se fosse, occorrerebbe dimostrarlo secondo verità), falsificandone la rappresentazione in funzione anticattolica.
Questo l'aspetto di Arte cinematografica. Possibile che i giurati fossero così incompetenti?
 
Veniamo al contenuto: la storia di quelle quattro ragazze potrebbe avere anche un fondo di verità storica; ma che essa sia stata quella che il film vuol far credere, non è credibile, anche perché non è credibile che la Chiesa Cattolica del dopo Concilio, se i fatti fossero stati veri, li avrebbe tollerati.
Che nella Chiesa Cattolica ci siano stati nei secoli e ci siano ancora errori circa l'educazione e soprattutto circa il sesso, è un dato di fatto purtroppo inoppugnabile; ma è semplicemente assurdo pensare che fatti come quelli denunciati nel film siano, oggi, anche solo ammessi, non dico tollerati o addirittura sollecitati.
Ma attenzione! qui non abbiamo a che fare con una realtà; siamo semplicemente di fronte a un film. Ora, sappiamo bene che l'immagine di una seggiola non è una seggiola; una pistola che spara non è una pistola che spara; la notizia di un evento non è quell'evento.
Certo molti ci cascheranno; pur non dimostrando molta intelligenza.
 
La conclusione è ovvia: che ci siano stati o meno eventi incresciosi (ripeto: incredibili per come sono stati presentati e comunque non certo attribuibili alla Chiesa come tale), in questo momento non ha importanza. Il fatto è che quel film è semplicemente un libello contro la Chiesa Cattolica.
Lo scandalo, quindi, non è nell'eventuale - ripeto: incredibile per molti versi - realtà e compor­ta­menti di quelle suore; bensì nel fatto che una Mostra d'Arte accetti un film anche cinema­togra­fi­camente falso e degradante per la Mostra stessa.
E la libertà d'espressione invocata dal Direttore non regge, perché quella libertà non è libera di andare contro verità e di ledere i diritti di chicchessia.
Quel film poi è un'offesa per Venezia che ospita la Mostra: Venezia ha dato due Papi, dei quali uno, il Papa buono gi àBeato, e l'altro il Papa del sorriso, ambedue caratterizzatisi per la comprensione degli erranti e per l'interesse educativo con metodi non oppressivi. E' un'offesa per l'Italia che alimenta e dovrebbe essere giustamente [rappresentata da] quella Mostra, e che è la sede della Chiesa cattolica.
Ma ancor più ci si chiede: come mai la Mostra dà il suo massimo Premio a quel film, proprio quando nei Paesi dellIslam succedono cose reali (e non nella finzione filmica) contro donne che hanno l'unica colpa di essere donne?
Sembrano prendere consistenza i sospetti che, anche alle spalle di questa Mostra, ci sia Bin Laden.
E chi vuol ridere, rida pure.
 
Cordialmente, sempre a disposizione

P. Nazareno Taddei sj