Bombe umane e il diavolo

I terribili fatti di New York stanno sconvolgendo l'intera umanità che si stà chiedendo: ma il diavolo c'entra qualcosa?

26/09/2001
Il sig. A.U. mi internetta: «Si può dire che l'attacco all'America è opera del diavolo?»
Un fotogramma della strage degli innocenti dal "Vangelo secondo Matteo" di Pasolini
Rispondo: senza dubbio, dove c'è male morale, c'è il diavolo: l'eterno avversario dell'uomo creato da Dio,che agisce istigando e ingannando. E questo è un caso tra i massimi: usare degli innocenti per una strage di innocenti; peggio di Erode, che si servì di soldati prezzolati e coscienti di quello che facevano.Ma come, dove e quando il diavolo abbia operato, è ben difficile saperlo per noi uomini.
Anziché dire «opera del diavolo», penso sia più corretto dire: «dietro quell'opera (infame) c'è certamente il diavolo». Non è solo questione di parole; perché quell'evento, organizzato con intelligenza veramen­te diabolica, è stato provocato coscientemente e premeditatamente da persone umane, accor­date tra loro. È quindi opera di uomini in piena coscienza.
Si può dire anche: «istigati dal diavolo»?
In qualche modo «sì»; ma non «sì» semplicemente.
Una maschera tribale proveniente dall'Oceania, raffigurante il Diavolo
L'intelligenza con cui è stato pensato e condotto il piano, pare veramente diabolica; cioè superiore a un'intelligenza umana. Infatti, solo un essere impastato al cento per cento di odio contro Dio (contro il quale però è impotente) e quindi contro l'uomo, «fatto a Sua immagine somiglianza»,
poteva pensare a fare dei missili mortali con persone umane chiuse in un jet, pilotato da dei kamikaze. Per di più, a sorpresa, senza nessuna dichiarazione o stato di guerra. Altre volte quei tipi di aerei, manovrati pro­prio dagli americani, hanno portato e sganciato bombe micidiali, come quelle atomiche; ma, a parte che si era in guerra (e non entro nella liceità morale di quei bombardamenti), è ben altra cosa tra­sfor­mare in bombe persone umane innocenti e inconsce!
C'è però un grosso rovescio della medaglia: a torto o a ragione, per le persone che hanno inventato quell'attacco, combattere l'America è una guerra santa: abbiamo visto in tv l'esultanza di gente per quella carneficina. Quindi non è solo un gruppo, più o meno sparuto o numeroso, di fanatici: è sen­­sa­zione di interi popoli e - pare - nazioni.
Ripeto: a torto o a ragione.
Una prima considerazione è che, almeno fino a un certo punto, quell'incredibile giubilo non è sempre a torto, perché ingiustizie - e secolari - sono state commesse anche da noi occidentali verso quell'altro mondo.
Certo, questo non giustifica il vile attacco contro l'Occidente; ma nemmeno quei nostri soprusi e ingiustizie sono giustificati.
Come si vede, da qualche parte e in qualche modo il diavolo - quello vero, non quello delle favo­le e delle fantasie - c'entra, come c'entra in tutte le cose cattive, comunque intese. Quindi, diavolo qui, ma anche diavolo lì.  
Ma chi può fare una mappa della sua opera? Solo Dio lo sa.
Una seconda considerazione: quel giubilo (per il male subìto da altri, anche innocenti, e non per una vittoria conquistata) oggettivamente è senz'altro un peccato; ma soggettivamente quant’è colpevole o giustificato? E' frutto d’esperienza personale o di propaganda? E fino a che punto è errore o errore invincibile? Certamente, noi non lo possiamo dire.
Una terza considerazione: penso, p.e. a noi religiosi che abbiamo consacrato la nostra vita a Dio e che siamo decisi a consu­marla per Lui, anche col martirio se fosse necessario (francamente, confesso che gradirei che ciò non dovesse avvenire, nonostante la disposizione d'animo, fermamente decisa almeno sul piano del volere, se non su quello del sentire).
Così, penso a quei kamikaze, che hanno realizzato l'attacco, consacrati anch'essi a una causa che ritengono giusta e voluta da Dio - che è poi lo stesso Dio al quale anche noi siamo consacrati - i quali attendono solo un ordine per anda­re alla morte. Sono i loro martiri. Essi sono certo in errore; ma è da ritenere che, almeno per molti di essi, si tratti di un errore invincibile, psicologi­camente e anche esistenzialmente. E allora, se sono quello che così ci appaiono, dove lo mettete il diavolo? Nell'errore di cui non sono colpevoli? Cosa possiamo sapere noi? Rischiamo di andare contro verità e giustizia. Dob­bia­mo rimetterci al giudizio di Dio.
Solo Dio, infatti, sa e può giudicare, fino a che punto la loro dedizione è o è stata sincera e/o il loro errore invincibile. Noi non siamo in grado di valutare, né abbiamo alcun diritto di giudicare.
Ciò però non vuol dire che l'evento non sia stata una cosa infame. Ma chi il vero o i veri infami? Sotto il profilo morale, lasciamo a Dio il giudizio.
Tuttavia, sotto il profilo sociale e politico, è giusto e doveroso che tutte le nazioni si uniscano, non già per una rivincita o vendetta, bensì nel tentativo di far finire questo terrificante terrorismo; il che non si può fare senza la ricerca e la neutralizzazione dei veri colpevoli e animatori.
E' secondo verità e giustizia; ma non devono essere altri (veri) innocenti a pagare il fio di quell’orrore. È quanto ha detto e ripete il Papa; e – pare – sostanzialmente è anche l'intenzione di Bush e dei governi che si sono uniti a lui in questa lotta (guerra non intesa in senso tradizionale), almeno fino a oggi (18 settembre 2001).
Non la pensa così chi parla di rappresaglia e di vendetta. E pare siano molti in America e in Occidente. Lì c'è il diavolo, che istiga per una immorale vendetta. Costoro sono paragonabili a quelli che, dall’altra parte, hanno espresso giubilo per l’ac­ca­duto. Non è secondo verità e giustizia, al pari di chi ha giubilato per l’evento con spirito di rap­pre­saglia o di vendetta contro l’Occidente.
Né sono secondo verità e giustizia altre posizioni di cui i media ci hanno informato. C’è chi tende, p.e., a esagerare il pericolo di colpire innocenti nella ricerca dei colpevoli e dei mandanti. Il rischio c’è, ma è lecito affrontarlo se c'è una ragione proporzionatamente grave (salvo sempre che anche in guerra valgono i principi della morale, pur attese le circostanze, diverse da quelle della pace). Anche lì, molto probabilmente, c'è il diavolo che fa fare confusione.
C’è poi chi si fa bello nel far supporre praticamente che «la miglior vendetta è il perdono» (non con senso cristiano) e, nel suo spettacolo, fa accendere gli accendisigari nel buio della sala, per creare una illusoria emozione, in favore proprio e non in favore della verità e della giustizia. Anche lì ci può essere, e molto probabilmente c'è, il diavolo che soffia per l'egoismo e non per la carità.
Noi infatti diciamo: perdonare non è impedire che verità e giustizia abbiano il loro spazio. Qui è in ballo la salvaguardia di intere popolazioni: non si può perdonare – cioè lasciar vivere - un terrorismo infame; né si può lasciare, per quanto possibile, che il diavolo continui indisturbato partite così imponenti, pur sapendo che esso troverà sempre altre strade di male.
Ma a questo punto, emerge imponente la figura del Salvatore: Lui è l’unico che può vincere il maligno. Il che significa che la prima operazione da compiere per combattere un così infame terrorismo è la preghiera, così come s’è incominciato a fare in America e nel mondo, senza volerla sostituire ad azioni, pur necessarie sebbene d’altro genere.
I criteri della verità e della giustizia possono (e dovrebbero) aiutare popoli e governanti, di qualsiasi religione e razza a scegliere la via retta ed efficace. Ma non tutti ne sono convinti.
Cordialmente, sempre a disposizione
 
P. Nazareno Taddei sj