Il caso Milingo

Il caso di Mons.Milingo, una nuova dura prova per la Chiesa; e intanto i mass-media…

29/05/2001

Il sig. L.G. mi internetta: «Cosa dice del caso Milingo?»

Rispondo: un caso molto doloroso per tutti; ma insieme facile e difficile da valutare. Nel contempo, una nota va fatta per i media che ne hanno dato notizia.

È facile sotto il profilo, diciamo, canonico, cioè oggettivo, senza entrare nella sua mente.

Ci sono due elementi da tenere ben distinti: il matrimonio e l'essersi accodato, almeno per la cerimonia (v.foto), alla setta del rev. Moon, fuori, se non contraria, alla Chiesa cattolica.

Il Card. Milingo e la sua "sposa"

Per il matrimonio, bastava che chiedesse la dispensa a chi di dovere, com'è avvenuto anche per qualche altro vescovo negli ultimi decenni; e, a parte la meraviglia del mondo, non sarebbe successo niente. Ma egli non l'ha chiesta: una mancanza, pur grave e, in questo caso, anche significativa, che però non implica nessuna particolare sanzione, se non il peccato di scandalo, data la sua eccezionale figura.

L'aver accettato, invece, di fare tutto col rev. Moon (che addirittura si dichiara e si considera il nuovo Cristo) è atto da considerarsi formalmente come abiura, il che implica automaticamente la scomunica. Dico "automaticamente", perché si tratta di scomunica «latae sententiae (sentenza ampia)», cioè si applica di per se stessa al solo atto, senza bisogno di un atto formale della Chiesa, a differenza della scomunica «ferendae sententiae (sentenza da dichiarare)» , che implica appunto un atto esplicito di condanna.

Non pare che l'azione di mons. Milingo si configuri come «eresia» («ostinata negazione di una qualche verità che si deve credere per fede» [CCC,2089]), o come «apostasia» («ripudio totale della fede cristiana» [ib]) o come «scisma» («rifiuto della sottomissione al Romano Pontefice» [ib]), perché Milingo, anche nell'annunciare il suo matrimonio, ha sempre dichiarato e dimostrato di non voler lasciare la Chiesa, sempre obbediente (meno che in questo caso) e di stare legato al Papa.

La scomunica non implica necessariamente la sospensione «a divinis», che è l'interdizione da parte della Chiesa di esercitare il ministero. Nel caso, il suo ministero vescovile (che comprende quello di consacrare sacerdoti e anche vescovi) sarebbe gravemente illecito, ma valido. Si può discutere se tale validità possa essere inficiata dal fatto di non agire - come si richiede - secondo le intenzioni della Chiesa.

Difficile, invece, da valutare il caso Milingo sotto il profilo soggettivo.

Anzitutto, nessuno può pensare di potersi sostituire a Dio nel giudicare una persona.

In secondo luogo, non pare di poter dire che Milingo a 71 anni abbia perso la testa per una donna, visto che gli è stata assegnata dal rev. Moon. Ma anche nell'ipotesi, non si capisce perché non avrebbe seguito la via lecita e normale di chiedere la dispensa, che - è facile supporre - in un modo o nell'altro le sarebbe stata concessa.

In terzo luogo, non si può pensare che un uomo, tanto appassionato di Cristo e della Chiesa, abbia fatto un gesto così clamoroso per ripicca contro quegli uomini della Chiesa (Vaticano), che - egli dice - non l'hanno mai capito e gli hanno precluso di operare nelle proprie diocesi.

Finalmente, mons. Milingo, da buon africano, è intelligente e conosce bene la teologia cattolica. Non a caso, in una sua dichiarazione, mal riportata in tv, confessa: «La scomunica non mi affligge (direi: attinge)»; e sempre non a caso, le comunicazioni vaticane sono state chiare, ma anche molto rispettose.

In altre parole, noi conosciamo troppo poco della sua vera vicenda per poterne dare un'equa valutazione. Penso che il caso Milingo sia assai più ampio e profondo di quanto non appaia all'esterno.

 

I suoi 150 mila fedeli in Italia? Le loro speranze, le loro (forse) illusioni? La loro fede in Cristo per mezzo di Milingo?

Dio è più grande di Milingo; chi ne ha colto il messaggio («Non sono io che faccio: è Cristo!») non lo dimentichi: occorre andare oltre Milingo e andare a Cristo, perché lì è l'oggetto e il fondamento della fede. Ma sperare che anche questo penosissimo caso si riveli in qualche modo un gesto di Provvidenza. Nessuna scossa alla nostra fede ci può o ci deve venire da esso.

 

Una parola circa i media. In genere, ho trovato un certo equilibrio. M'è spiaciuto, invece, qualche tentativo di buttarlo… in politica (non partitica), cioè in un fatto ideologico e quasi trionfalistico pro o contro la Chiesa. La fede in Cristo e nella Chiesa non può essere ridotta a limiti ideologici.

 

Sempre a disposizione. Cordialmente

 
P. Nazareno Taddei sj