Il sig. G.S. mi internetta: "Cosa può pensare un cristiano dei vari oroscopi che si sono letti in questi giorni e più di ogni altro del numero speciale di Repubblica dove si fanno tutte le previsioni possibili e immaginabili del Duemila?"
Prima di rispondere, desidero accennare a due messaggi che mi sono giunti lo stesso giorno per il Natale: il primo contiene gli auguri e un grazie sentito per le prediche "illuminanti"; il secondo è di tutt'altro tono e lo trascrivo così come mi è arrivato: "MANNAGGIA QUELLE BUCCHINARA ZOZZA E PEDOFILA DELLA MADONNA CI HAI VERAMENTE RAGIONE LA BESTEMMIA FA MALE ASSAI PORCO DIO!!".
Ringrazio per l'uno e per l'altro e faccio ai mittenti auguri calorosi e sinceri, perché ambedue mi fanno capire che devo continuare con queste "prediche", finché Dio vorrà.
Ma voglio precisare: la bestemmia è sempre stata, ed è ancora, segno più di ignoranza che di cattiveria (e quindi invoco io da Dio il perdono per quel signore); ma, in questo caso, quel msg è anche un segno del dispetto che questo mio modesto lavoro fa al diavolo, servendosi appunto anche dell'ignoranza di qualcuno, sfruttata dalla sua malvagia intelligenza.Amen.
E ora rispondo a G.S..
E' un problema!
a) Gli oroscopi. Direi di distinguere tra gli oroscopi commerciali e consumistici da quelli - molto rari - di carattere scientifico (l'influsso degli astri sulla vita umana, un po' come la luna per le maree), che sono tutt'altra cosa. Si può credere alle favole? Sarebbe pazzia; eppure qualcuna contiene un qualche senso di verità. E allora, quasi scherzando e solo per quelli scientifici (ma dove si trovano?), direi: "non sono veri, ma ci credo; sono veri, ma non ci credo".
b) Le previsioni di "Repubblica" (numero speciale 1° gennaio 2000). Troppe e forse un pochino superficiali; ma alcune, più che previsioni, sembrano deduzioni di calcoli di una qualche scienza e. In questo caso, sarebbero da prendersi sul serio, ma non mi sento competente per darne un giudizio. Però ne colgo due. La prima previsione (citando, pare, il "Rapporto 2000" di De Rita) dice: "Le tre parole chiave dei prossimi dieci anni saranno velocità, informazione, emozione. (…) E poi c'è la cosa più importante: l'emozione.
Sarà la bussola dei nostri comportamenti. Infatti non saranno più i soldi e la carriera o l'ideologia a farci muovere, ma il gusto della sfida e, mi vien da dire, il bisogno di divertirsi. Emozionarsi." Per la "velocità", rinvio alla prima vignetta (del solito Rubbiera, da "Venerdì" 23.04.99), sufficiente ed espressiva: la testa corre a stento dietro le gambe.
Per la "emozione", guardando a come la realtà odierna si sta impostando, almeno nei Paesi del benessere, bisogna dire che la previsione, più che probabile, purtroppo è reale: oggi non si parla altro - dove? in televisione nella pubblicità e solo di riflesso nei discorsi comuni - che di "emozioni" e di "divertimento".
Ascoltate le interviste (anche serie) a lavoratori dello spettacolo: "Mi sono divertito/a a fare - che cosa?- questo lavoro"!?! Così le imprese devono ricorrere a mano d'opera straniera, perché per i nostri: "Non c'è divertimento a fare certi lavori". E poi si dice la disoccupazione!… Ma il discorso non si può fermare qui.
Quella citata dal De Rita è una realtà, la quale però è incompatibile con la vera realtà umana: è una realtà fittizia, creata soprattutto dai mass media, che operano soprattutto per "i soldi e la carriera" e anche per "ideologia", un'ideologia diabolica.
È quindi una realtà alla quale il cristiano deve opporsi con tutte le forze. Invece, con la migliore delle buone volontà e credendo di adeguarsi ai tempi, spesso proprio gli educatori, cattolici imprimis, collaborano a questo modo di concepire la vita. P.e. (può sembrare banale, ma è molto sintomatico) di fronte a un film o a uno spettacolo anche in sede educativa si imposta il discorso su "T'è piaciuto? Cos'è che t'è piaciuto di più o di meno?"E nei criteri educativi o pastorali si cerca di conquistare con l'emozione, non col piacere del ricercare la verità mediante ragionamento. Quanta retorica e quanta confusione anche con parole sante come pace, gioia…
A proposito della pace, riferisco la seconda vignetta, molto espressiva, a firma illeggibile, pubblicata sullo stesso numero di "Venerdì" : spesso la parola pace resta solo una parola in bocca a chi vuole la guerra; ben diversa da quella pace che Cristo è venuto a portare e alla quale s'è riferito così spesso in questi giorni anche il nostro Papa!La frequenza di questi dannificanti equivoci, la costato da anni nella mia esperienza di studioso di questi problemi.. E non si dica che non c'è niente da fare.
Anche recentemente, in un convegno per ragazzi sul film ABRAMO, organizzato dal mio Centro (CiSCS), abbiamo impostato il tutto sul criterio: "non siete venuti per divertirvi come al cinema. Il divertimento sarà scoprire quello che l'autore ha voluto esprimere e come è riuscito a farlo." E più di duecento ragazzi dagli 8 ai 16 anni si sono veramente divertiti, usando il cervello e non l'emozione; tant'è vero che non volevano finire la discussione all'ora stabilita. La seconda previsione: "Tra qualche anno, il papa non sarà il capo assoluto" (si noti anche quel "papa" con "p" minuscola).
Penso che alla base di una simile affermazione ci sia una certa confusione tra "capo assoluto" e "primato pietrino"; tra Papa, vicario di Cristo in terra, e Sovrano d'uno Stato, quindi Vaticano che è il suo organo amministrativo. Che il Papa sia il Capo della Chiesa (questo è il Primato di Pietro) l'ha detto e stabilito Gesù, che ha detto: "Sarò con voi fino alla fine dei secoli". Quindi è per lo meno fatiscente pensare che il Papa possa non essere più il capo della Chiesa. "Assoluto"... che significa? Unico? Tirannico? Che sciocchezze! Però il regime che aiuta il Papa nel suo governo della Chiesa ha talvolta commesso degli sbagli. (Il Papa stesso per il Giubileo ha dichiarato di dover chiedere perdono.)
E ha sbagliato, direi, per un eccessivo centralismo assolutistico, insensibile a richiami provenienti da altre culture e civiltà. Assolutismo che si è esercitato e si esercita anche nei confronti di qualche devoto figlio della Chiesa, di cui non si sono capiti lo spirito e la competenza.
Anche a questi occorrerebbe chiedere perdono e reintegrarli.Il regime della Chiesa è la monarchia; ma ci può essere monarchia assoluta e monarchia democratica. Gesù non ha fatto al distinzione, ma ha parlato di verità, di giustizia e di carità, nella libertà.
E' questo il senso e il contesto in cui anche il card. Martini suggerisce nella Chiesa uno spirito maggiormente democratico.