R.F. mi internetta: "Giorni fa, l'on. Sgarbi ha detto e ripetuto 'Che schifo la morte' per rispondere a una signora che gli aveva scritto:"'Che schifo la vita".Non Le pare che si possa essere d'accordo?"
Rispondo chiedendo anzitutto: "D'accordo su che cosa?
Sul modo di rispondere sulla frase in sé? sullo Sgarbi che la dice?" Come si vede, le risposte possono essere molteplici a seconda di quello che quella domanda significa.
Distinguerò allora:
a) lo Sgarbi da
b) la frase circa la morte che ha detto in trasmissione.
a) Negli ambienti televisivi si dice che Sgarbi ("il maleducato d'Italia" l'ho chiamato io, a suo tempo, nel mensile "Edav- educazione audiovisiva" che dirigo) s'è fatto lanciare dal Maurizio Costanzo show, versandogli il 3 per cento degli eventuali guadagni fino al 31 dicembre di uno o due anni dopo il lancio. Così ha iniziato una vita politica: da candidato al Comune di S. Severino Marche fino a deputato di successivi vari gruppi alla Camera, bersagliato da vari avvisi di garanzia per le sue ben note irruenze.
Nel suo cammino non ha mai dimenticato il celebre consiglio del non immacolato personaggio francese:" Parlate molto, parlate pur male, ma parlate di me!" e quindi ha sempre cercato di apparire molto nei media o come playboy o come critico d'arte o come politico, sempre - direi - come "maleducato nazionale". Da qualche tempo tiene regolarmente la rubrica su Canale5 "Gli Sgarbi quotidiani". Fin dove ha voluto, almeno fino a ora, e' arrivato. Mi pare di poter dire che le sue analisi e diatribe circa ciò che sta avvenendo da noi certamente spesso sono violente ed esagerate (ma evidentemente piacciono a molti ed e' quello che gli ha permesso - come aveva previsto - di fare carriera), sono anche coraggiose e azzeccate.
E benché non sia vangelo, almeno oggi e in quella rubrica e' una delle poche voci d'informazione attendibili.
b) La frase. La morte e' veramente uno schifo?
Sarebbe come dire che ottenere un titolo di studio o una licenza di lavoro e' uno schifo.
Quel titolo o quella licenza sono il passaggio obbligato per poter esercitare una certa professione, cioè per avere un certo bene.
Così la morte e' il passaggio obbligato per il bene che e' la vera vita, cioè l'essere immersi per l'eternità nella felicità piena. E, come per ottenere quel titolo o quella licenza, di deve studiare e faticare - e lo si fa volentieri, anche se costa - perché titolo o licenza sono il passaggio indispensabile per poter avere il bene che interessa, così la vita terrena e' quel periodo di preparazione adeguata per ottenere il vero bene cui siamo destinati.
Come si fa a dire che e' uno schifo? Ma in tutt'altro senso, si può dire anche che la morte e' uno schifo; p.e. certe morti provocate ingiustamente, come nei contrasti tra persone o popoli o ideologie.
Ma lo schifo non e' nel fatto della morte, bensì nell'essere responsabili di quelle morti ingiuste, nella concezione di vita che le provoca, nel credersi padroni di ciò che, invece, appartiene solo a Dio.
Finirei dicendo che l'occasione e' buona per fare un bel pensierino sulla morte. Eccolo in poche parole: e' certo che alla morte non possiamo sfuggire, quindi è inutile averne paura e cercare di non pensarci, mettendo scioccamente la testa sotto la sabbia per non vedere, come gli struzzi; e' certo che la morte e' un passaggio obbligato per un bene infinito ed eterno che ci attende, quindi e' molto più intelligente preoccuparsi di quello che si deve fare affinché sia un passaggio alla felicità e non al dolore. Non vi pare?