Unità e Cristiani

I poveri, le eresie e la tanto decantata unità dei cristiani: che nesso hanno tra loro?

15/06/1998

Il sig. A.C. mi internetta: "Cosa ne pensa della tanto decantata unità tra i cristiani? Gli Apostoli, allora, si sarebbero sbagliati a combattere le eresie? Non sono forse le eresie le cause che hanno generato l'odio che divide l'opulenta civiltà occidentale dai poveri?"

Rispondo non senza una certa pena, perché dietro questa domanda nel suo complesso, mi pare di sentire l'eco, appunto, di eresie, ma eresie nuove, che si vanno diffondendo oggi anche in campo cristiano, le quali con la scusa o il pretesto dei poveri cercano di falsare l'idea della Chiesa, la vera Chiesa, e quindi l'obbedienza a chi la rappresenta e la guida in nome di Cristo.

Il problema è molto complesso, perché è senz'altro vero che anche il Papa può sbagliare porta o prendere un tipo di pesce per un altro; ma Lui non è stato eletto Papa per dirci qual'è la porta giusta (materialmente) da prendere o il nome dei tipi di pesce.

Anzitutto, chi sono i poveri? quelli che hanno bisogno di Jahvè o di soldi? e, tra questi, quelli che ne hanno bisogno per gozzovigliare o per vivere? La risposta è chiara, ma non è poi così semplice, al giorno d'oggi.

Gesù comunque ha detto, da una parte:"Beati i poveri di spirito" e, dall'altra: "I poveri li avrete sempre con voi!"... In secondo luogo, le eresie: certamente qualcuna ha generato dell'odio; ma concentrarle tutte su quell'"odio che divide l'opulenta civiltà occidentale dai poveri", e darne poi la colpa agli Apostoli, non mi pare che corrisponda a nessuna verità, né dottrinale né storica. In terzo luogo: "l'unità tra i cristiani". Bel problema! Il sig. A.C. fa bene a parlare di unità TRA I cristiani e non di unità DEI cristiani. Se infatti fosse "dei", anzitutto bisognerebbe chiedere: unità "con Dio" o unità "con gli altri cristiani".

Qui è già specificato: unità TRA I cristiani; ed è già un bel passo avanti. Ma il problema si sposta: chi sono i cristiani? La risposta che sto per dare sembra sciocca; ma non lo è. Infatti, le distinzioni che sto per fare possono sembrare un gioco di parole, e non certo distinzioni scientifiche o teologiche, ma forse aiutano a capire il problema.

Per rispondere, infatti, si deve distinguere tra "cristiani cattolici" e "cristiani non cattolici" (e fin qui ci siamo, perché effettivamente questa distinzione è stata (e in parte è ancora) "divisione", all'origine di odi e di rancori anche cruenti (vedi il nord dell'Irlanda, ma gli Apostoli non c'entrano). Purtroppo, però, bisogna distinguere anche tra "cattolici cristiani e "cattolici non cristiani": sembra un assurdo, ma è così. "Cristiano" è chi - secondo la magnifica definizione del Papa Giovanni XXIII, il Papa Buono - cerca di vivere "secondo verità, giustizia, carità, nella libertà".

Ma vivere secondo verità vuol dire riconoscere, tra l'altro, il diritto-dovere della Chiesa di guidare tutti i cristiani nell'adottare i criteri di scelta secondo il Vangelo anche nella professione, soprattutto pubblica e civile, ivi compresi quindi uomini e donne del mondo politico.

E' quindi secondo giustizia "dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" (l'ha precisato Cristo stesso), ma è anche dovere di giustizia riconoscere che quel "di Dio" è anche il guidare le scelte morali di tutti gli uomini, particolarmente di quelli che si dichiarano cristiani: "Tu sei Pietro, Voi siete miei rappresentanti: quello che legherete sarà legato; quel che scioglierete sarà sciolto". Proprio di questi giorni, in campo di amministrazione pubblica, abbiamo assistito al comportamento di alcuni "cattolici" che non si può certo dire "cristiano".

Quella signora "onorevole cattolica" dice che ha votato in favore di una legge immorale: "personalmente non la condivido, ma l'ho votata perché è corretta civilmente e giuridicamente". Quell'altro sempre "onorevole cattolico" e responsabile d'un intero partito "cattolico" dice che "anche i vescovi possono sbagliare" nel suggerire le scelte morali; e, per colmo, accusa il quotidiano "Avvenire" di sembrare un foglio di "Forza Italia", mentre, se mai, proprio quel giornale - cattolico - quasi quotidianamente è sembrato pedissequamente sposato alla causa dei cattocomunisti ulivisti.

E, a proposito di Ulivo, anche in questa circostanza s'è potuto vedere quanto poco fossero secondo verità e giustizia le promesse posizioni in favore dei cittadini e della scuola cattolica. Basti ricordare, da una parte, il ministro Berlinguer, che nega la pur promessa parità scolastica; per lui, poi, in un'Italia che per oltre il 90 percento ha votato per l'istruzione cattolica nelle scuole, Cristo non è da considerarsi nemmeno alla stregua di Buddha o di Maometto; e, solo pressato da una poco abituale protesta di ambienti cattolici, s'è deciso ad aggiungere anche la cultura religiosa tra i "saperi primari"; dall'altra, il ministro Rosy Bindi non riesce a vincere la resistenza delle lobbies mediche e farmaceutiche a favore dell'ultima speranza (e ben più che una speranza) di migliaia di ammalati di cancro.

Quanti cattolici non cristiani! Eresia del nostro tempo, alla quale - se non stiamo attenti - rischiamo di essere invischiati anche noi. Ho infatti l'impressione - ogni giorno mi diventa sempre più certezza - che ci sia in atto una campagna per distruggere nella nostra gente la fiducia o la stima per i rappresentanti di Cristo nella Chiesa. (Non che questi, tutti e sempre, siano innocenti e che qua e lˆ qualcuno non meriti qualche rimbrotto anche serio; ma come tecniche di comunicazione, non come guide spirituali e morali del Popolo di Dio. I suddetti cattolici non cristiani, però, non hanno interesse a fare distinzioni che li lascerebbero scoperti.)

Ho già avuto occasione di parlare del secolarismo di alcune trasmissioni moralmente deleterie, benché apparentemente perbenine (v. il Costanzo e la De Filippi, v. "Misteri", v. certi tg, per dire le prime che mi vengono in mente). Un esempio eclatante si è avuto con la manifestazione mondiale dei Movimenti ecclesiali a Roma, la vigilia di Pentecoste, in Piazza S. Pietro: una cosa magnifica, nonostante tutto, come risposta della base mondiale cristiana al Papa. Rai Uno l'ha trasmessa intera in ripresa diretta, ma anche il suo tg l'ha quasi ignorata, come ignorata è stata da quasi tutti i mezzi d'informazione, i quali invece si sono buttati a lamentare i disagi creati per il traffico romano di quella "prova generale" del Giubileo.

Come fosse la prima volta che giungono a Roma centinaia di migliaia di pellegrini. Nessuno dei nostri, per quanto mi consta, ha reagito. Dove e come ci può essere unità?

Spesso dico, per scherzo, che nel Vangelo c'è un errore di stampa: "da ciò riconosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete l'un l'altro!", avrebbe detto Gesù. L'errore è che manca un "non": "se NON vi amerete".

Cosa dire? Scherzi a parte, la cosa è molto seria e anche molto triste, perché quell'unità Gesù l'ha invocata nell'Ultima Cena, la quale Cena continua tuttora.

E come gli Apostoli, con l'aiuto dello Spirito Santo, cerchiamo di essere veri cristiani, cattolici e cristiani.
 
Sempre a disposizione, cordialmente
P. Nazareno Taddei sj