Persiane chiuse

Il fenomeno della prostituzione visto nel contesto della dottrina cristiana e... come strumento per fare ascolto sui mass-media

15/02/1998

Il dr S.G. mi internetta: "Ha visto la trasmissione su Canale5 del 3 febbraio scorso dedicata al quarantesimo della legge Merlin? Cosa pensa?"

La trasmissione l'ho vista e l'ho anche registrata; ma chiedo: "penso" circa che cosa? la trasmissione? la legge Merlin? il fenomeno che ne è oggetto?

Cerco comunque di rispondere a tutti e tre gli interrogativi.
LA TRASMISSIONE. Anche se si sono sentite cose interessanti, non mi è piaciuta affatto.

Anzitutto, impostata sul "sentire i pro e i contro"; ma in una faccenda come questa, lo stereotipo falsamente democratico non regge, perché ci sono dei problemi e dei criteri, validi per tutti, ben al di sopra di quello che ciascuno può pensare pro o contro i modi di interpretarli. Ma costatare è cosa diversa.

In secondo luogo, la trasmissione era squilibrata proprio nel rapporto dei pro e dei contro: p.e. a che titolo c'entrava la Parietti? come· esperta? E su quali argomenti dibattevano gli uni e gli altri? Una bella confusione: uno parlava di A, l'altro rispondeva parlando di B.

Assente poi qualcuno che inquadrasse il vero problema: un po' l'ha fatto la ex-"signorina" anziana, ma è stata lasciata perdere e anche don Oreste Benzi, formalmente apprezzato per il suo lavoro, è stato poco atteso.

In terzo luogo, i due conduttori sembravano un po' pesci fuor d'acqua: troppo loquace e anche un po' petulante la Palombelli e alquanto impacciato lo Sposini; sembravano preoccupati di seguire un copione, credendosi padroni del palcoscenico; ma quale padrone?

Finalmente, l'ora della trasmissione non m'è sembrata la più opportuna, sapendo che a quell'ora ci sono ancora in giro i ragazzi. Noia certa, infatti, per i piccolini; ma accensione di curiosità e tutt'altro che buona informazione per adolescenti e giovani.

Lo stesso Pippo Baudo ha concluso il suo giudizio finale con un preciso: "Sono confuso"

LA LEGGE MERLIN. Negli anni di metà 50, io ero responsabile delle trasmissioni religiose della Rai-Tv e volevo dedicarne una a quella legge che era molto discussa e stava per essere varata, contro la tolleranza entrata ufficialmente in Italia già dal 1860.

Io ero contrario, prevedendo molto facilmente le conseguenze morali e sociali che ne sarebbero derivate e che poi si sono di fatto avverate (disagi molteplici, malattie, racket, pratica schiavitù, ecc.). Sono stato dissuaso dal farne una trasmissione. Infatti, c'erano persone molto più autorevoli di me (tra gli altri un mio ottimo confratello, già mio professore) e hanno vinto.

Si può dunque capire cosa "penso". Ma è chiaro che ci deve essere una legge che garantisca tutti i diritti umani e civili - dico: tutti - tanto di chi presta l'opera, quanto di chi ne fruisce; e questo da ogni punto di vista.

I problemi di coscienza, infatti, devono essere rispettati, ma non possono essere regolamentati da una legge di Stato.

IL FENOMENO, dice il Catechismo (n° 2355), "costituisce una piaga sociale" e, si può aggiungere, da quando mondo è mondo. ãll dignità dell'uomo - è scritto della "Gaudium et Spes" del Vaticano Secondo - richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e indotto da convinzioni personali e non per un cieco impulso o per una coazione esterna.

Come riferisce poi l'"Enciclopedia Cattolica", "tollerare" non è "approvare"; anche tra i teologi cattolici, come presso tutti i popoli, sono sempre esistite le due correnti opposte del permissivismo e dell'abolizionismo; presso qualche popolo le donne legate al fenomeno erano (e forse sono ancora) considerate addirittura sacre; e presso altri esistevano e probabilmente esistono i "luoghi dei giovani", attesa appunto la necessità di salvaguardarli mentre di preparavano al matrimonio: più che alle diatribe e alle prese di posizioni degli uni e degli altri, quindi, conclude, è importante attendere alla diversità di psicologie, culture , climi,

E circostanze.
S. Tommaso ("Summa Theol." 1ª-2ae; et 2ª-2ae), ma già prima S. Agostino, ricordando appunto che "tollerare" non è "approvare", ammette il fenomeno per ragioni "di male minore", attesa la debolezza umana. Contrario invece S. Alfonso M. De Liguori, al quale si appoggiavano, "per modernità" i favorevoli alla legge Merlin. Del resto, anche tutti i Papi avevano ammesso le famose "case" negli Stati Pontifici.

Lo stesso Giovanni Paolo II, nella "Familiaris Consortio" (art. 34) scrive che"la castità" conosce leggi di crescita, la quale passa attraverso tappe segnate dall'imperfezione e assai spesso dal peccato.

E il Catechismo (n° 2355) precisa che "darsi a quel fenomeno è sempre peccaminoso, tuttavia l'imputabilità della colpa può essere attenuata dalla miseria, dal ricatto e dalla pressione sociale."

Come si vede, pensando anche alla Samaritana e all'adultera del Vangelo, occorre proprio dire che pure in questo ramo l'interpretazione formalistica e quantitativistica delle norme morali, quale p.e. un puritanesimo esasperato, puoâ essere non solo contro la carità, bensì anche contro la stessa morale e il Vangelo.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj