Il sig. N.T. mi internetta: Dopo la Sua predica sul terremoto, chiedo: ma se Dio sapeva che, dando certe leggi alla natura, sarebbero potuto succedere disastri, perché non ha fatto un po' meglio quelle leggi?
Cerco di rispondere.
Anzitutto osservo, che la domanda andrebbe rivolta direttamente al Padre Eterno, perché e' Lui che ha creato il mondo; e noi, studiando la natura, possiamo capire solo qualcosa delle Sue intenzioni, ma fino a un certo punto.
Il fatto e' che Lui e' INFINITO, al di fuori del tempo e dello spazio, mentre noi e tutto il creato siamo FINITI, cioè dentro il tempo e dentro lo spazio e quindi riusciamo solo a intuire in qualche modo quello che sta fuori, cioè lo spirituale.
Succede un po' come quando siamo chiusi in casa: sentiamo il rumore delle macchine che passano sulla strada, ma ben difficilmente riusciamo a sapere che tipo di macchina è; ma certamente non possiamo sapere di che colore è o chi ci sta dentro. In altre parole, le nostre conoscenze sono adeguate alle possibilità di conoscenza che abbiamo.
Anche per quanto riguarda le nostre conoscenze circa Dio, siamo vincolati al nostro essere "finiti", cioè nel tempo e nello spazio. Siamo però dotati di intelligenza, cioè possiamo farci delle "idee" (non confondere però l'idea, p.e., di bellezza o di bontà, con l'immagine mentale di una cosa o di una persona bella oppure buona).
Le idee sono "spirituali"; cioè in qualche modo trascendono i limiti del "finito" ed entrano nell'ambito dell'"infinito", ma il nostro modo di usarle è pur sempre limitato al tempo e allo spazio.
Tuttavia è così che possiamo conoscere, fino a un certo punto e in qualche modo, il pensiero di Dio sul creato e sul comportamento dell'uomo.
Detto questo, devo però dire che l'osservazione del sig. N.T. ha una sua logica: è la logica che nasce dal parlare dell'Infinito, quasi che Lui fosse legato al tempo e allo spazio, come siamo noi. Io stesso, nella mia predica, per spiegarmi mi sono messo in qualche modo in questa logica.
Ed è quasi inevitabile.
Ma per poter capire veramente qualcosa di quanto succede nel mondo, il che vuol dire: per poter intuire - un pochino almeno - il mistero di Dio e della Sua creazione, dobbiamo cambiare angolo visuale.
Noi diciamo, p.e.: questa cosa mi fa bene; questa cosa mi fa male; ma quello che fa male a me, magari, fa bene a te; la malattia è una disgrazia, ma per qualcuno può essere una fortuna; i soldi danno il benessere (che non è vero perché i soldi danno solo possibilità e soddisfazioni materiali, ma non una vera felicità, che è un benessere spirituale); e avanti di questo passo.
Voglio dire: noi vediamo le cose dal nostro piccolo, magari egoisticamente.
Dio non vede il mondo come lo vediamo noi. Dio vede il mondo e quanto vi è successo, vi succede e vi succederà come in un unico, immenso, ricamo. In questo ricamo infinito, tutto è magnifico; tutto converge al bene, anche il male.
E' un po' come in un quadro, dove le ombre danno risalto alla luminosità delle cose.
Ma noi riusciamo a vederne solo il rovescio; e allora chi ci capisce qualcosa?
Forse solo un qualcosetta, un'intuizione.
E' ovvio che, a noi, il male tanto fisico quanto morale procura sofferenza, dolore, angoscia ecc.; mentre la tranquillità economica e/o morale daâ soddisfazione, ci fa sentir bene.
Ma questo avviene nella logica di cui dicevo sopra, che è in sostanza la logica dell'io, spesso dell'egoismo, della superbia.
Non è la logica di Dio che governa il mondo.
E non possiamo nemmeno dire che lo governa male, perché, ripeto, il ricamo noi lo vediamo dal rovescio.
I film LA STRADA di Fellini, FRATELLO SOLE E SORELLA LUNA di Zeffirelli, perfino TEOREMA di Pasolini, e, di questi giorni, FRATELLO DEL NOSTRO DIO di Zanussi (presentato a Venezia) su un testo teatrale di Karol Wojtyla, oggi Papa, raccontano storie commoventi e sono capolavori artistici, ma sopratutto insegnano la stupenda verità che la vita va vista dalla parte generosa di Dio e non dalla parte egoistica.
E' certo però - e possiamo e dobbiamo esserne sicuri - che TUTTO E' PROVVIDENZIALE; vuol dire che tutto, anche il male che ci capita, si converte in bene per noi. Non sappiamo come e quando succederà, ma succederà.
Certamente ci vuole un po' di fede. E la fede è un dono di Dio, sebbene Dio sia sempre lì pronto a darcelo; dobbiamo solo dimostrare di essere disposti a riceverlo.
E' un po' sciocco dire: "La fede io non ce l'ho. Oh, come invidio quelli che ce l'hanno!
Oh, se avessi la fede del tale o del tal altro!"
Già; ma perché tu non ce l'hai? E' perché credi di essere "qualcuno" se dici di non averla o pensi che sia umiliante abbassarsi a chiederla al Solo che te la può dare.
Sig. N.T., il discorso che Lei mi ha sollecitato a fare non è dei più facili, soprattutto di questi tempi in cui i mass media ci bombardano continuamente con visioni egoistiche e quantitativistiche della vita e ci sollecitano a metterle in pratica (il che è più facile da fare, perché è secondo la tendenza del peccato originale).
Ma è l'unico discorso che oggi si può e si deve fare, perché il padrone è Dio.
Egli ci ha dato la vita e ci aspetta dopo la morte, come un buon papà o un buona mamma, che desidera solo che il figlio si sistemi e sia pienamente felice, nel suo immenso e stupendo ricamo.
Cordialmente
P. Nazareno Taddei sj