Mi chiede G.L.: "Ma Dio ci ama davvero, con tanto male che c'è nella vita?"
Il male certamente è "permesso", ma non "voluto", da Dio; comunque la domanda può venire spontanea.
Cercherò di dare una risposta, cominciando questa volta con un accenno ai due profeti Amos e Osea. Il discorso può sembrare lontano, ma non lo e' (almeno spero). Ricavo le note da una serie di conferenze tenutesi, qualche anno fa, presso i miei confratelli di Carrara.
1. AMOS viene chiamato spesso IL PROFETA DELLA, GIUSTIZIA. Giustizia sociale? Giustizia religiosa? Ambedue insieme?
Per Amos - chi legge il libro se ne rende facilmente conto " non esiste divorzio tra aspetto sociale e aspetto religioso della giustizia ".
L'espressione che troviamo frequentemente in Amos: "diritto e giustizia" (per es.: Amos 5: 7, 15, 24) unifica questi due aspetti. DIRITTO: la giustizia nella vita quotidiana, nei tribunali, negli affari e nelle altre relazioni; GIUSTIZIA: la vita virtuosa dell'uomo giusto - davanti a Dio - con i suoi riflessi sociali.
I seguenti brani di Amos 2, 6-15. 3,13-15; 5,10-13; 6,1-7; 8, 1-14 ci danno un'immagine concreta della società del benessere di Geroboamo II .
Il quartiere dei ricchi separato dal quartiere dei poveri - gli scavi archeologici relativi all'VIII secolo a.C. lo confermano - e' un segno della divisione degli animi. Lo sfruttamento assume le forme più svariate, con la connivenza degli amministratori delle giustizia. Inoltre i riti religiosi, compiuti con incenso, sfarzo e ipocrisia, non fanno altro che mettere in risalto questo clima nebuloso di alienazione umana, questa situazione di "oppio del popolo" in cui la religione di Israele e' caduta.
Il profeta Amos si fa coscienza critica della società del suo tempo, nella quale domina incontrastata la logica del profitto. "Con la rudezza semplice e fiera e con la ricchezza di immagini di un uomo della campagna, Amos condanna in nome di Dio la vita corrotta delle città, le ingiustizie sociali, la falsa sicurezza che si pone in riti in cui l'anima non si impegna (5,21-22)" ("Bibbia di Gerusalemme"); egli annuncia il castigo e la fine di questa orgia del potere: l'Assiria, con i suoi sistemi sbrigativi di conquista e deportazione, diventa per il profeta uno strumento della giustizia di Dio.
Amos parla in nome del Dio dell'alleanza: "L'alleanza di Israele con Jahve' non permetteva distinzione di classe; la fede nel Dio dell'alleanza includeva il concetto di fratellanza di tutti gli Israeliti Una nazione può avere un vero rapporto di alleanza con Dio soltanto se la gente di quella nazione instaura rapporti vicendevoli giusti.
La giustizia sociale entra dunque come parte indispensabile nella responsabilità dell'alleanza" ("Grande commentario biblico", Queriniana, pag. 317).
Le gravi ingiustizie sociali del suo tempo sono quindi considerate da Amos da un punto di vista religioso, come rovesciamento dell'alleanza con Jahve', come infedeltà alle Leggi del Signore. Di qui tutte le conseguenze di sfruttamento e di disgregazione della comunità (leggere utilmente i Capp. 6 e 8 del Deuteronomio).
2. OSEA ci e' noto come il profeta DELL'AMORE APPASSIONATO, della MISERICORDIA, di Dio. Il suo messaggio profetico caratteristico e' legato alla vicenda personale del suo matrimonio. Come lo stato celibatario di Geremia (16,1-4), la vedovanza di Ezechiele (24, 15-24) e la famiglia di Isaia (8,18) saranno segni di realtà religiosa, così il matrimonio di Osea con Gomer diventa segno dell'unione tra Dio e il suo popolo: (capp. 1-3, in particolare il cap. 2, chiave di lettura di tutto il libro).
La vicenda può essere così ricostruita: Osea si sente chiamato dal Signore a sposare una donna di cattiva fama, probabilmente una delle prostitute sacre che frequentavano i riti della fertilità nelle alture. Dalla loro unione nascono tre figli, cui vengono dati nomi simbolici, in riferimento alle relazioni tra Dio e Israele (cap. 1). Dopo un certo tempo, la donna abbandona il marito e ritorna alla sua vita di un tempo.
Osea ne e' amareggiato; ma, dietro nuovo invito del Signore, paga il riscatto al protettore sotto il quale la moglie lavorava e la riprende in casa, rioffrendole intimità di vita. Il Signore, sempre libero nel manifestare i suoi disegni e i suoi sentimenti, si serve del dramma familiare di Osea per rivelare aspetti inediti delle sue relazioni con l'uomo.
L'immagine del matrimonio è già per se stessa carica di significato per la totalità del dono reciproco che suggerisce; ma ancora più intenso e' il messaggio religioso quando il matrimonio fallimentare di Osea diventa segno della fedeltà senza pentimenti di Dio, del suo amore incondizionato, che non si lascia abbattere dalle continue infedeltà del partner umano.
Da Osea in poi l'immagine del matrimonio entra nella Scrittura per indicare i rapporti tra Jahve' e il suo popolo. Ecco alcuni tra i tanti passi che si possono leggere: Isaia, 1,21; 50,1, 54, 5-8; Geremia 2,2; 3,1-5; Ezechiele 16 e 23; Salmo 45 (44); Cantico dei Cantici, secondo l'interpretazione allegorica; Marco 2, 19-20; II Corinti 11,2; Efesini 5,25-33; Apocalisse 21, 9-11.
Questo messaggio caratteristico di Osea, profeta dell'amore appassionato di Dio, ci aiuta a gustare meglio un altro aspetto collegato della sua profezia: il richiamo alla religione del cuore: "voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti" (6,6).
Quanto più i rapporti tra Dio e il suo popolo perdono le sfumature giuridiche per diventare personali, teneri, intimi ("conoscenza di Dio" in senso profondo) tanto più si svela il vuoto di un culto esteriore e formale, l'ipocrisia di una religione separata dalla vita e chiusa alla misericordia verso coloro che lo Sposo Celeste ama con lo stesso amore.
Qualche osservazione.
Amos e Osea rivelano due aspetti di Dio che noi riusciamo difficilmente a mettere insieme: la GIUSTIZIA e la MISERICORDIA. Eppure si tratta di due facce essenziali e complementari dell' esperienza religiosa e non possiamo eliminare nessuna delle due. Come si vede, anche dal poco che s'e' detto, giustizia e misericordia di Dio sono egualmente frutto dell'amore che Dio ha per l'uomo:
giustizia per chi si comporta male e quindi non solo offende Dio, bensì anche fa male al prossimo; misericordia per chi s'e' comportato male, ma si pente e vuole in qualche modo riparare.
Si ricordi tutta l'opera di Madre Speranza (il tempio dell'Amore Misericordioso di Collevalenza), la madre, appunto, dell'Amore misericordioso. Nella biografia scritta da Padre Mario Gialletti (che e' stato per 25 anni segretario della Madre Speranza e ha assistito a molti suoi fatti straordinari), ci sono esempi che veramente stupiscono. E' un nuovo modo di concepire Dio e la Sua legge; modo che segue l'interpretazione di Osea contro quelli che danno una falsata interpretazione di Amos.
Ma vorrei ricordare anche il film LA VIA LATTEA di Bunuel, quel regista che si diceva "ateo, per grazia di Dio!", che prende avvio proprio dalle parole di Dio a Osea (fa figli da una prostituta) e termina con una feroce condanna, degna di Amos, contro chi, anche nella Chiesa di Dio, abusa anziché servire alla giustizia. La giustizia e la misericordia, la fortezza e la soavità, riflesse nell'uomo, sono una legge di crescita armonica di ogni essere umano sia individualmente, sia nell'ambito familiare e sociale, sia in ogni altro ambiente.
La lettura dei profeti Amos e Osea suggerisce qualche segreto da scoprire e vivere in queste zone quotidiane della esistenza.
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Amos (non e' il padre di Isaia, omonimo, ma con una lettera diversa, mandriano, vissuto al tempo di Geroboamo: 786[3?]-746[3?]):
- 5, 7, 15, 24 "Essi cambiano il diritto in assenzio e gettano a terra la giustizia.
- Odiate il male, amate il bene, ristabilite il diritto alla porta.
- Scorra piuttosto come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne."
- 2, 6-15: "Così dice il Signore: Per tre misfatti d'Israele anzi per quattro, non revocherò il mio decreto, perché vendono un giusto per del denaro e un povero per un paio di sandali, perché calpestano la polvere della terra, sollevandola sul capo dei derelitti e fanno deviare gli umili dal loro cammino, perché figlio e padre abusano della stessa ragazza, sì che sia bestemmiato il mio santo nome, perché si stendono su panni presi in pegno accanto a ogni altare e bevono il vino del loro strozzinaggio nella casa del loro Dio.
Eppure io distrussi l'Amorreo dinanzi a loro la cui altezza era l'altezza dei cedri e la cui robustezza era quella delle querce. Io ne distrussi i frutti in alto e le sue radici in basso. Io vi trassi fuori dalla terra d'Egitto, vi guidai nel deserto per quarant'anni, per darvi in eredità il paese dell'Amorreo. Io suscitai (...) Ma voi faceste (...).
Ebbene, io vi schiaccerò sul posto come può schiacciare un carro zeppo di covoni. Sarà preclusa la fuga all'agile, il forte più non spiegherà il suo vigore, nemmeno il prode potrà salvare la sua vita. Chi maneggia l'arco non resisterà, il piè veloce non potrà salvarsi, ne' si salverà chi cavalca un destriero."
- 3, 13-15: (...) Oracolo del Signore Iddio (...) Sì, nel giorno, in cui punirò i peccati d'Israele i corni dell'altare saranno spezzati (...). Abbatterò la casa d'inverno insieme con la casa estiva, sprofonderanno le case d'avorio e scompariranno le case grandiose, oracolo del Signore."
- 5, 10-13: "Essi odiano chi contende alla porta e aborrono chi parla sinceramente. Ebbene, siccome opprimete il debole e gli prendete un tributo sul frumento, costruirete case di pietra squadrata, ma non le abiterete. Delle vostre vigne pregiate che avete piantato non berrete il vino. Sì, lo so, numerosi sono i vostri peccati e gravissime le vostre colpe: opprimete il giusto, estorcete regali e alla porta respingete i poveri. Perciò il prudente tace in questo tempo, perché questo è un tempo malvagio."
- 6, 1-7: "Guai a voi, che vivete tranquilli in Sion (...). V'immaginate lontano il giorno del male e affrettate il sopravvento della violenza. (...)Bevono il vino dalle coppe, si ungono col fior fiore dell'olio, ma non si preoccupano della rovina d'Israele. Perciò ora saranno deportati in testa agli esiliati (...)."
- 8, 1-14: "(...) Urleranno le cantatrici del palazzo in quel giorno, oracolo del Signore Iddio, numerosi saranno i cadaveri (...). Ascoltate questo voi che calpestate il povero e sopprimete gli umili del paese (...), falsificando le bilance per frodare (...). Non dimenticherò alcuna delle vostre colpe (...) Muterò le vostre feste in lutto (...)Ecco verranno dei giorni in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane ne' sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore, (...) ma non la troveranno (...)."
Geremia (600 a.C.): 16, 1-4: "Non prenderti moglie, non avere figli ne' figlie in questo luogo. Perché (...) essi moriranno di morte straziante. (...)"
Ezechiele ("Dio fortifica"; 621 a.C.) 24, 15-24: "(...) Io ti tolgo con una morte improvvisa la gioia dei tuoi occhi. Ma tu non devi ne' lamentarti ne' piangere. (...) Ezechiele sarà per voi un segno: farete in tutto come ha fatto lui. E quando questo avverrà, riconoscerete che io sono il Signore."
Isaia ("Il Signore salva"; 700 a.C.) 8, 18: "Eccomi, io e i figli che il Signore mi ha dati, siamo segni e presagi per Israele da parte del Signore delle schiere che abita sul Monte Sion."
Marco 2, 19-20: "Forse che gli invitati alle nozze, nel tempo in cui lo sposo si trova con essi, possono digiunare? Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro portato via e allora digiuneranno."
II Cor. 11,2: "vi ho fidanzati a un solo sposo, per presentarvi a Cristo, come una vergine casta."
Efesini 5, 25-33: "(...) Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una sola carne. Questo mistero e' grande (...)"
Apocalisse 21, 9-11: "Uno dei sette angeli mi disse: 'Vieni. Io ti mostrerò la vergine sposa dell'agnello.' E (...) mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da presso Dio, e possedeva la gloria di Dio (...)."
P. Nazareno Taddei sj