Luglio e Agosto sono i mesi tradizionali della “vacanza”, parola che con la sua etimologia (dal latino “vacare” – essere vuoto, privo di qualche cosa) ti fa sentire libero da costrizioni varie.
Meraviglia del latino che ti insegna che il vuoto va subito riempito: si è liberi degli impegni dell’autunno e dell’inverno, ma il vuoto dell’estate lo devi subito riempire.
Vai in vacanza perché non hai più la scuola con i suoi orari, hai dei giorni liberi dal lavoro quotidiano; finalmente puoi riposarti al mare o in montagna (chi ci riesce ma sono pochi!)
Penso che oggi molti se ne stanno a casa, poiché il momento che stiamo attraversando non è facile per tutte le borse. Tuttavia sei in vacanza, hai del tempo da dedicare a te stesso, forse poco: una settimana o poco di più, ma sufficiente per riposare. Ti puoi alzare più tardi (prima scappavi via e la colazione era al bar, frettolosa, ora no).
Finalmente puoi stare con la famiglia, specialmente dove ci sono dei bambini. Ti senti rinnovato già nel primo mattino. E’ necessario che in vacanza l’individuo faccia un esame di se stesso: chi sono? La parola “fedeltà” deve entrare nel proprio “Io” come padrona della persona, dato che nei giorni degli impegni, poverina, doveva stare rintanata nella memoria, senza avere la possibilità di svolgere il suo ruolo necessario per la vita degli individui e degli insiemi.
Fedeltà: nella sua origine greco-latina si identifica nel concetto di “fiducia” che si pone nella persona o in Dio, “garanzia”, “dignità”. Nella radice ebraica la fedeltà è la sicurezza che ci permette di fare affidamento nella persona.
In vacanza c’è un po’ di tempo per intendere che la vita è determinata non da se stessi, ma dalla continua tensione tra l’indicativo e l’imperativo: la fede ci impone un auto interrogarsi critico per esaminare se il proprio comportamento corrisponde al ruolo di ciascuno di noi nel proprio quotidiano. Potrebbe inoltre nascere il desiderio di istituire ogni giorno un tempo pur piccolo, ma intenso, determinato dalla fede. Istituire in famiglia l’obbedienza alla fede con la quale la persona, con tutti i dubbi che può sentire nascere nel proprio “Io”, si affida a Dio, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e specialmente acconsentendo pienamente e volontariamente alla Sua legge.
In vacanza, far nascere la fede per chi non l’ha o l’ha perduta, è donare al proprio “Io” uno slancio che porta in alto corpo e anima. Per tutti coloro in cui la fede non ha lo slancio dovuto, rinnovarla, in vacanza, specialmente dove ci sono dei bambini, è un dovere per camminare nel pulito e nella saggezza.