SANTO NATALE
Il mistero del Santo Natale, per i credenti, è una solennità davvero particolare. Particolare e sentimentalmente cara lo è diventata anche per i lontani dalla pratica religiosa e anche per quelli che non credono e si dicono indifferenti e lontani da questi problemi e tradizioni: grazie alla pubblicità e al clima “ossessivo” creata dal commercio e dalla tradizione festaiola e consumistica della nostra società. E così, oggi, i credenti che vogliono vivere con intensità la loro fede nel Natale di Cristo Gesù, l’unico Salvatore che ci accompagna nella storia personale, famigliare e dell’intera umanità, sono sempre più costretti a difendersi da tutte queste esteriorità invasive per concentrarsi molto di più nella profondità del proprio intimo cammino spirituale e così non perdere il meglio e il frutto più prezioso di questo giorno santo.
E proprio in questo sforzo di purificazione e di approfondimento spirituale ritrovano nella profondità del loro cuore l’invito a scoprire un messaggio affascinante e realmente rivoluzionario nell’impostare la propria vita di tutti i giorni.
Scrive, infatti, Sant’Ambrogio, nel commento al Magnificat: “Se una è la Madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede tutte le anime generano Cristo”
Possiamo imitare Maria nella fede, perché “ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio”.
Celebre è l’espressione di Sant’Agostino, ripresa da Leone Magno: «prius concepit mente quam ventre»(Maria concepì prima nella mente che nel seno).
E, in un altro suo scritto, Agostino afferma che Maria “Ha fatto, sì certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo.
Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo.
Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.”
Infatti insiste il grande Santo: “«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11, 28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l'ha osservata.
Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo.”
E conclude con una esortazione che, oggi Solennità del Santo Natale, ci deve davvero colpire e responsabilizzare totalmente: “La Madre portò il Figlio di Dio nel grembo, noi portiamolo nel cuore. La Vergine divenne gravida per l’incarnazione di Cristo, divenga gravido il nostro cuore per la fede in Cristo.
Ella partorì il Salvatore, partorisca la nostra anima la salvezza e la lode.
Non siano sterili le nostre anime, ma siano feconde per Dio”.
Celebrare il Santo Natale si realizza solo in chiunque di noi si pone in adorazione davanti a Gesù bambino nelle braccia di Maria e di Giuseppe e lo riconosce come il Figlio di Dio fatto uomo per un amore gratuito e infinito.
Un amore che vuole salvarci da ogni nostra tentazione di “venderci” alla facile violenza dalle mille manifestazioni e di perderci nella solitudine cieca di chi decide di allontanarsi da Dio: proprio da Lui che ci ha creato per amore e, unici nel creato, come persone libere da cui si aspetta la corrispondenza grata di un amore totale e affettuoso e per l’eternità.
Ma questo riconoscimento di Cristo come il Messia, atteso e benedetto, deve diventare una nuova nascita di Cristo in noi che proprio nella nostra vita lo fa presente a tutti e ovunque operiamo.
Il miracolo del vero amore, merce rarissima, si realizza in noi che facciamo nascere di nuovo e ogni giorno il Cristo nel faticoso ma coraggioso cammino giornaliero di santità.
Il grande san Bonaventura precisa: “Noi concepiamo Cristo quando lo amiamo in sincerità di cuore, e lo diamo alla luce quando compiamo opere sante che lo manifestano al mondo”.
E con più forza e splendida capacità di esortare e di convincere, San Carlo si rivolge così ai suoi sacerdoti: «Comprendete, fratelli, che niente è così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1).
Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai.
Se celebri la Messa, medita ciò che offri.
Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli.
Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16,14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò è richiesto dal compito affidatoci.
Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri.»
Mi permetto dunque di augurare con forza e grande ardore un Santo Natale a me, ne sento vivissimo il bisogno, e a voi tutti che mi leggete attraverso questo nostro dialogo digitale: non un natale di buoni sentimenti, di dolci melodie, di luminarie e di regali, ma di dolcezza e tenerezza che si rinnova con impegno e ardore nei nostri cuori, nelle nostre relazioni umane di amore e di lavoro, di semplice convivenza e di impegno a vivere insieme nella comunione umana che genera e crea novità, ambienti nuovi di compassione e di convivenza misericordiosa, relazioni di amore vero e fedele che sa perdonare, approfondirsi in una comunione totale che genera pace e disponibilità a volere bene a tutti e dovunque, costi quello che costi!
Buon Natale!
Che Cristo nasca in ogni nostro cuore e in ogni nostra relazione di amore e di lavoro e di convivenza che l’avventura della vita ci propone, giorno dietro giorno!
26 dicembre: memoria di SANTO STEFANO, primo martire nel nome e per amore di Cristo
Gli auguri che ci siamo fatti nel Santo Natale trovano in Santo Stefano, che la liturgia ricorda proprio il giorno dopo il Santo Natele, la piena e splendida realizzazione.
Sì il Natele di Cristo si tinge di sangue: ma è un sangue che vuole aprirci all’amore totale e radicale.
Un amore coraggioso che accetta la violenza di chi non vuole far nascere il Signore per trasformarla, con la propria vita, in conversione e amore.
Un amore che apre gli occhi e il cuore proprio di chi vuole vivere senza amore e si oppone alla fede in un Dio.
Un Dio, quello nelle cui mani ci abbandoniamo pronti anche a dare la vita come Stefano, che per amore nasce e si fa uomo per fare comunione gratuita e generatrice di felicità nuova e indistruttibile: Dio si fa Uomo perché l’uomo, ogni uomo, si faccia “dio” in Lui e per l’eternità.
Sangue benedetto questo di Stefano: fecondo e generatore di amore e di misericordiosa convivenza che conquista alla pace e alla concordia radicale e indistruttibile.
Nel sangue di Stefano Cristo nasce di nuovo e con rinnovata volontà e desiderio di essere ricambiato nell’amore, nella misericordia e nella pacifica e accogliente convivenza di tutti gli uomini e le donne.
La fede di Stefano diventa contagiosa e con dolcezza e coraggio ci porta ad inginocchiarci davanti al presepe per adorarlo DOLCE BAMBINO, simbolo indistruttibile di vita buona e di nuova capacità di amare e di accogliere!
don gigi di libero sdb