L’attualità di questi tempi mi richiama la parobola…
“Presentami i conti!”- Che pretesa è questa? Che diritto hai di darmi dei comandi? Sei il mio padrone?-
“Proprio così, sono il tuo padrone. E tu non lo sapevi? Anzi, voglio vedere i conti della tua amministrazione. Io, quello che hai, te l’ho affidato, non te l’ho regalato. Il patto era chiaro: devi, ormai dico dovevi, amministrare un patrimonio mio. Ho avuto fiducia in te, te l’ho messo a disposizione, ma è rimasto mio. Adesso voglio rendermi conto di come l’hai amministrato. Fuori i conti, dunque!”
Sembra il dialogo teatrale tra un padrone severo e un dipendente, colto in fallo. Il tono che il padrone usa per fargli capire i suoi diritti e i doveri di colui al quale si indirizza, lascia intuire che l’altro sia in torto. La responsabilità di mafia, di tangenti e forse anche di brogli e imbrogli, intorbida la relazione tra i due. L’esigenza del padrone non si può definire esagerata. Infine è roba sua quello che aveva messo in mano a quella specie di fattore d’una campagna vasta e ricca.
Fuori parabola, non si tratta d’un latifondista ma ...del “Signore del cielo e della terra”. I dipendenti, forse infedeli!, siamo noi. Siamo gli amministratori dei suoi beni, non di tutti quelli da lui creati, ma di quelli affidati a noi, anzi a me, dica pure ognuno. La mia responsabilità mi mette alle strette ma, per fortuna o per grazia, non in modo definitivo.
La parabola dice che l’amministratore infedele s’ingegnò di imbrogliare le carte in modo da uscire senza danni da quel pasticciato imbroglio nel quale s’era cacciato sperando che mai il padrone si sarebbe accorto dei suoi sporchi interessi! Il padrone poi, dice Gesù l’autore della parabola, quando venne a conoscere la trista furbizia del suo dipendente (imbrogliare le ricevute dei debitori a suo favore!), lodò la sua ‘intelligenza’!
Ma come? Gesù approva il comportamento di quel ladro, di quel farabutto che imbrogliò due volte il suo padrone?!
Le cose stanno così. Chi ha raccontato la parabola non aveva l’intenzione di presentare la storia del ladro come esempio da imitare, immaginarsi! Disse piuttosto: Pensateci per tempo, anche voi che mi ascoltate. Verrà il tempo in cui io vi chiederò conto della vostra vita e di ciò che avrete fatto di tutto quello che vi aveva dato durante di essa. Pensateci adesso, fin che siete ancora in tempo! Di tutto quello che io vi ho dato ‘’in prestito’’, fate un uso buono, soprattutto a favore di chi sta peggio di voi, dei poveri insomma, oltre che per voi e per la vostra famiglia. “Date il superfluo ai poveri”. State certi che facendo così, i vostri conti, quando esigerò che mi presentiate le fatture della vostra amministrazione personale, saranno in regola. Allora dirò a chi se lo merita:”Sei stato fedele nel poco, entra nella gioia eterna del tuo Signore ”.
Don Adelio Cola