Il Vangelo ci presenta un’immagine della femminilità che è stupenda. Basta leggerlo e rileggerlo con attenzione: l’annuncio della maternità di Maria, il colloquio con la cugina Elisabetta, l’esplosione regale del Magnificat, la signorilità nello squallore del presepe, il dolce e deciso rimprovero a Gesù scappato nel Tempio per interrogare i dottori del sacro.
Meraviglioso è il suo andare sicuro dietro a Gesù, ormai trentenne, impegnato a dire, salvare, insegnare, fino alla sofferenza del Calvario, dove resta fino all’ultimo respiro del figlio. Imperterrita di fronte all’ira degli aguzzini, ferma immobile, ai piedi della Croce, sicura che il Figlio vivrà per sempre nella storia.
Questi sono i momenti che passano nella mente leggendo quel nome sul calendario.
Da quello sguardo attento sulla figura di Maria nasce il pensiero della donna nel nostro tempo, ammirevole per decoro, misura correttezza, sobrietà, pronta anche al sacrificio. Un discorso tira l’altro, è ciò che mi succede.
Il tema della donna nei nostri giorni è sì positivo in gran parte, penso, ma c’è anche tanto negativo.
Nella mente mi si presenta il celebre romanzo: «Gli indifferenti» scritto da Moravia quando aveva vent’anni, nel 1927. Lì è dipinto il tema della cultura europea in cui è proposto il mito ossessivo di Freud e Marx: il sesso, il denaro, il gioco proibito dove, cito il testo: «…non c’è passione, non c’è affetto, nulla se non la libidine e la falsità più amara, più ripugnante».
Michele, un protagonista del romanzo si presenta così: «La sua solitudine, le conversazioni con Lisa gli avevano messo in corpo un gran bisogno di compagnia edi amore, una speranza estrema di trovare tra tuta la gente del mondo una donna da poter amare sinceramente, senza ironie e senza rassegnazione.» «Una donna vera» pensò, «una donna pura, né falsa, né stupida, né corrotta… trovarla… questo sì che rimetterebbe a posto ogni cosa».
Per ora non la trovava, non sapeva neppure dove cercarla, ma ne aveva in mente l’immagine, tra l’ideale e il materiale che si confondeva con le altre figure di quel fantastico mondo istintivo e sincero dove egli avrebbe voluto vivere…».
Avesse letto il Vangelo, avrebbe trovato quella immagine di donna «in cui avrebbe voluto vivere»!
Mons. Giovanni Battista Chiaradia