Resurrezione - di Mons. G.B. Chiaradia


08/04/2009
Con la morte e la Resurrezione di Gesù gli Evangelisti hanno finito il loro compito: tramandare nel tempo la vicenda e la missione del loro maestro: l’ebreo Gesù, che ha dimostrato di essere il Messia promesso da Abramo.
Ne avvertono la presenza dovunque, in quei primi giorni dopo la morte sul Calvario.
 
Marco, il primo evangelista, scrive che Gesù apparve a Maria di Magdala, la donna dalla quale Gesù aveva cacciato sette demoni.
È proprio lei che dà il primo annuncio della Resurrezione del Maestro al mondo e alla storia.
Una donna caduta nel baratro più oscuro, ma che è stata capace di uscirne, è degna di quell’annuncio alla storia.
Così, con l’arrivo del Messia, i piccoli saranno i grandi, i deboli saranno i forti, i ricchi saranno i poveri e i poveri saranno i ricchi.
 
Il Risorto appare anche ad altri, racconta Marco, e agli “undici”.
Manca Giuda, il traditore morto impiccato suicida.
Inquietante il confronto tra Maddalena e Giuda.
Per Maddalena una risorsa mirabile tanto da assurgere a prima testimone della resurrezione.
Per Giuda, il laconico annuncio dell’impiccagione e un silenzio assordante.
Per la Maddalena c’è stata salvezza. Per Giuda no?
Il tradimento non si perdona? Stiamo attenti! La misericordia di Dio non è quindi infinita? C’è un limite? Non oso la risposta.
 
Ai discepoli appare gesù che ordina: “Andate ed insegnate quello che avete visto: chi non crederà sarà condannato, invece, coloro che crederanno, “i serpenti” non li morderanno e i veleni non li faranno morire”.
Che cosa significa “credere”? Come si definisce la “fede”?
Tra le tante definizioni scelgo quella che maggiormente mi colpisce: la fede è “ascolto e obbedienza a Dio”, e si ottiene attraverso la preghiera del silenzio, perché parli solo Lui.
Preghiera senza domanda, forma estatica della persona che medita e ascolta.
 
L’Evangelista Luca scrive Gesù risorto mangia pesce arrosto con i discepoli e mostra le mani: “Sono proprio io”! Par di vederlo Gesù tra lo scherzoso e il severo che presenta le mani con il segno dei chiodi.
Ecco un altro punto da considerare.
Dopo il silenzio della preghiera bisogna guardare le mani: come sono, che cosa hanno fatto, che cosa dicono: perché parlano le mani, che lungo discorso fanno le mani!
L’evangelista Giovanni scrive l’episodio di Gesù che apparve ai discepoli, ma Tommaso era assente. Glielo raccontano quando arriva.
E lui: “Se non vedo il segno dei chiodi nella sua mano e le cicatrici sul petto, non credo”.
Un lampo e Gesù gli è davanti: “Guarda le mie mani Tommaso, metti qui il dito nella piaga del mio costato e ti accorgerai che sono proprio io! Tommaso cade in ginocchio: “Mio Signore, mio Dio!”
Un dolce rimprovero di Gesù: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”.
Gesù pensa al futuro quando il credere diventerà più difficile.
Il giudizio di Dio sulla nostra persona sarà benevolo, ma anche puntiglioso.
Ci esaminerà le mani se sono state capaci di salvare, tanto da ferirsi, ci guarderà l’anima se è stata capace di resistere alle ferite della fatica e dell’insulto.
Solo e solo se ci vedrà affaticati per corrergli dietro, ci porterà con lui in quell’incomprensibile misterioso alone che designiamo con la divina parola: “Resurrezione”.
 
Giovanni Battista Chiaradia