Mi pare di condividere con molti amici un doppio sentire nei confronti della solennità del Natale.
Puntualmente arriva, ogni anno, carico di luci, di accattivanti e dolci melodie tra il festoso e il sentimentale, di doni che creano l’ansia di aver indovinato qualcosa che faccia felici e ripagano con la magia di occhi lucidi di emozione di chi li riceve sentendosi molto gratificato.
Per un verso molta gioia, quasi infantile e dolcissima.
Ma fatalmente questo mondo misterioso delle feste del Natale va ridimensionandosi a mano a mano che gli anni passano e si diventa stanchi e sempre più disillusi.
E pertanto si fa fortemente presente nel proprio animo il sentimento di una amara ma realistica presa d’atto che, nonostante il natale, continuiamo ad essere come prima e come sempre: e questo ci delude e ci deprime.
Vorrei dirlo con franchezza.
Questo sentimento vagamente nostalgico e infantile mi mette in difficoltà psicologica e spirituale.
Vorrei essere un bambino che sogna ad occhi aperti e con l’incanto del natale crede proprio che tutti siano più buoni.
Ma gli anni, le ferite, le delusioni e il senso delle persone e della realtà mi impediscono di vivere questi sentimenti puri e affascinanti con verità e quindi con la matura accettazione di un miracolo che davvero ci trasforma.
Qualche voce, autorevole e che ringrazio di cuore, mi ha aiutato a gettare luce su questo groviglio di sentimenti opposti.
Voci che dicono che ci siamo, ancora una volta, lasciati sedurre dalle apparenze e dai contorni festosi, luminosi ed emotivamente affascinanti e ci siamo fatalmente abituati ad una festa senza il “festeggiato”, come se ci bastasse l’immagine seducente di una donna (o di un uomo) per innamorarci perdutamente, senza poi godere della possibilità felice di entrare in comunione con il suo corpo e la sua anima!
Festeggiamo la festa del “natale”… ma di Chi?
E con che possibilità di relazione d’amore e di totale abbandono con Lui che nasce?
Lui che nasce mi seduce davvero?
E io sono pronto a farmi ripetutamente e perdutamente sedurre da Lui che con il suo amore mi ridona forza, giovinezza, speranza e voglia di vivere e di amare?
Quest’anno (ormai ne ho vissuto un certo numero!) mi sono proposto di vivere il Natale con la gioia e i sentimenti di un uomo maturo, disincantato ma ancora capace di abbandonarsi e di accettare l’amore che ti rivoluziona la vita.
Festeggerò la nascita di Gesù, il Figlio di Dio che è Amore e Vita.
Gesù che nasce incarnato nell’amico che soffre ed è tentato di perdere la voglia e la gioia di vita per lasciarsi andare alla disperazione rassegnata: tenterò di condividere con lui la sofferenza per aprirci insieme alla speranza, che non deve morire ma sempre rinascere..
Gesù che nasce incarnato nella persona che amo di più… e che mi delude… e mi tradisce… e non mi comprende più… e che io stesso non comprendo più: ma che pure ha un bisogno esuberante di amore e di tenerezza.
Gesù che nasce incarnato in chi sta sempre peggio e in chi non riesce a pensare con gioia al futuro per se stesso e per i propri figli: possibile che non io non possa fare nulla per loro? Possibile che non riesca a dare una mano a qualcuno che incontro, nel piccolo e nel giornaliero, curvato dall’ansia di aver bisogno di qualcosa o di qualcuno che lo aiuti a sperare e, sentendosi amato, ad amare?
Buon natale, vecchio mio, ritorna giovane, rinasci insieme a Lui!
Don Gigi Di Libero sdb