Tutti i Santi - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia


01/11/2008
In questo giorno il nostro pensiero e la nostra preghiera vanno alla moltitudine di coloro che si sono distinti nel tempo da meritare il titolo di santi.
«Santo» è una parola prestigiosa, sembrerebbe solo di origine ebraica (gadosc) applicata soltanto a Dio.
Ecco il Profeta Isaia: «Il Signore è santo, santo, santo» (6.11) invocazione che pronunciamo o cantiamo nella Messa nel momento primario dell’Eucarestia.
È la dimensione tipica ed assoluta dell’essere di Dio.
Il Signore, in quanto “Santo” di Israele, è fuoco che purifica il suo popolo da ogni impurità e lo rende “santo come Lui è santo” (Is. 6,1-11).
Così Ezechiele parla del Signore che purifica il suo popolo donandogli un cuore nuovo ed uno spirito nuovo, per cui Israele potrà vivere in comunione vitale con Dio. Il fatto che il termine “Santo”, voce per indicare il mistero di Dio, sia applicato ad Israele in quanto popolo di Dio, costituisce la testimonianza più suggestiva della grandezza della fede nell’Antico Testamento.
Nel Nuovo Testamento la “santità” e “l’onnipotenza” di Dio si illuminano reciprocamente.
Ecco Luca (1,49 ss.). Nel giorno dell’Annunciazione Maria esclama: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome, di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono”.
Abbiamo quindi nel tempo una santità perfetta al massimo grado nella persona di Maria.
Paolo esprime ottimismo nella lettera ai Romani, considerando i primi cristiani dell’Urbe “amati da Dio e santi per vocazione” (Rom. 1.7).
Nella visione del Libro dell’Apocalisse si parla di una moltitudine: “Io, Giovanni, vidi una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, lingua e popolo”.
Nella prima lettura che la Liturgia di oggi ci presenta, troviamo la definizione della santità. “Sappiamo che quando Gesù si sarà manifestato, saremo simili a Lui perché lo vedremo come Egli è” (Giov. 3,2).
In Matteo il cammino della santità nelle Beatitudini è posto sulle disposizioni della persona che si conforma alla volontà di Dio. Sei Beatitudini su otto concernono direttamente queste disposizioni.
Le due Beatitudini “attive”, quella dei misericordiosi e degli operatori di pace, designano delle pratiche che manifestano ancora le disposizioni della persona che devono condurre il cristianesimo nei suoi rapporti con il prossimo.
Le altre sei qualificano maggiormente l’atteggiamento del cristianesimo di fronte a Dio, “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia e beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei Cieli”.
Il tema della giustizia domina il discorso delle beatitudini.
È un cammino che può trovare nella storia soprusi e persecuzioni tanto nella vita quotidiana in ogni cosa, come nelle collettività politiche.
Oggi l’ingiustizia domina imperterrita, per cui la civiltà stessa è in pericolo.
È dovere di ciascuno di noi esaminare se stesso nel tema della giustizia, nella famiglia, in ogni quotidiano, nella vita politica, in ogni pensiero, in ogni azione.
Il tema della giustizia deve dominare in ogni passo, in ogni azione anche se ci insultano e perseguitano.
È Matteo nel Vangelo di oggi.
È veramente “duro” il linguaggio di Gesù:
“Beati quando vi insulteranno e perseguiteranno…”.
Ma c’è uno stupendo traguardo:
“Rallegratevi ed esultate, grande è la ricompensa nei cieli”.