Il 2 dicembre comincia il tempo di Avvento, tempo che ci prepara al santo Natale, la venuta di Gesù Cristo in questo mondo, che celebreremo il 25 dicembre.
Siamo alla fine dell’anno liturgico passato e all’inizio dell’anno liturgico nuovo. Nelle prossime domeniche sentiremo leggere passi del Vangelo che annunciano la fine del mondo. Sembra quasi impossibile conciliare l’annuncio della nascita di Gesù Cristo, l’inizio di un mondo, con l’annuncio della fine del mondo, di questo mondo in cui siamo. E invece i due annunci si conciliano bene: Gesù è venuto a dare inizio al mondo nuovo e a porre fine al vecchio mondo in cui ci troviamo, è venuto a trasformare il mondo in cui siamo, a cambiarlo, a dare inizio al processo di liberazione di questo mondo dal peccato che guasta tutti i nostri rapporti familiari e sociali, e dal destino di morte, il finire nel nulla della nostra esistenza umana. Il Signore viene; ed è la fine del mondo, cioè la fine del mondo vecchio e l’inizio del mondo nuovo, la fine del mondo di peccato e di morte definitiva, e l’inizio del mondo nuovo, inizio di un processo di trasformazione che farà nuovo il mondo.
Se teniamo presente il senso di fine del mondo, fine del mondo vecchio, e inizio del processo di trasformazione che farà nuovo il mondo, possiamo leggere e capire uno dei vangeli che parlano della fine del mondo, ad es. il passo del vangelo di Luca al capitolo 21, dal versetto 5 al versetto 19.
Gesù è a Gerusalemme tra ebrei che attirano la sua attenzione sulla bellezza del Tempio, luogo della presenza di Dio e splendida opera architettonica e artistica. Gesù prende invece lo spunto per annunciare che il Tempio sarà distrutto, come lo sarà di fatto dai Romani nell’anno 70 d.C. Gli ascoltatori, in preda alla sorpresa per quell’annuncio, gli chiedono: quando avverrà la fine del Tempio? Quale sarà il segno che la fine è imminente? Ricordo che il Tempio di cui Gesù annuncia la fine, è il secondo Tempio di Gerusalemme. Il primo era già stato distrutto dai Babilonesi e il secondo era stato ricostruito dopo il ritorno degli Ebrei dall’esilio di Babilonia; sembrava quindi impossibile che fosse destinato a finire una seconda volta.
Anziché dare una risposta a queste due domande, Gesù prosegue nel suo discorso. Comincia a parlare di grandi disgrazie naturali e sociali, terremoti, pestilenze, scontri sociali e guerre tra nazioni; e da tre istruzioni sul modo di comportarsi in quelle devastanti situazioni, come diciamo noi, da finimondo.
Quando capita di dovere vivere situazioni da finimondo, anche noi come quegli ebrei cominciamo a fare domande sbagliate: quando? Quali sono i segni per riconoscere che ormai il mondo è alla fine?
Sono domande che nascono dalla paura e dall’angoscia e dimostrano che la novità fa paura, e anziché aprirci alla speranza di trasformazioni del mondo, di grandi e bellissime innovazioni liberanti dai ceppi del passato, e disporci ad affrontare le difficoltà anche gravi di queste trasformazioni, che faranno vivere finalmente l’umanità, ci ripieghiamo nel rifiuto, ci paralizziamo, e finiamo con il preferire che il mondo che c’è, c’è sempre stato e ci è familiare, continui nel suo tran tran, anche se diventa un mondo che muore, in cui non riusciamo a vivere da uomini.
Ripartiamo dalle parole di Gesù: quando vi troverete a dover vivere queste situazioni da finimondo, la domanda giusta è: come vivere questi momenti duri? Come comportarsi in queste situazioni disastrose?
Tre sono le risposte o i moniti che Gesù da. La prima: «Non lasciatevi ingannare. Sorgeranno falsi profeti». Gesù ci mette sull’avviso, per capire che cosa sta succedendo: è in queste situazioni, difficili in primo luogo da capire, che sorgono, si moltiplicano e pullulano maestri che si autoproclamano tali, esperti di futuro o di come si svilupperà la situazione; ma sono falsi maestri di futuro, falsi profeti. Sono maghi, indovini, visionari, che spacciandosi per chi sa chi, pretendono di sapere il futuro e svelarlo, e approfittano delle paure e angosce degli uomini per raccogliere consensi, farsi clientele, ricavarne potere e denaro. Ricordo un po' di anni fa, un articolo giustamente critico del Corriere della Sera. Una setta annunciava l’imminente fine del mondo, ma garantiva la sicurezza a chi saliva sul Monte Bianco. Chissà in quale mondo era situato il monte Bianco! Conclusione rapida: credenti sì, creduloni no. Non lasciatevi ingannare! Gesù ci richiama e ci invita a usare l’intelligenza, la nostra intelligenza, la nostra testa, esaminando con lucidità i nebulosi discorsi di questi falsi profeti, evidenziando equivoci, dissolvendo nebbie, fare chiaro insomma dove chiarezza non c’è. Conclusione rapida: non confondete l’annuncio del mondo nuovo con l’annuncio che sta per finire il mondo intero.
La seconda risposta è un’esortazione: nei momenti duri siate forti, abbiate quella fortezza necessaria per rendere testimonianza a Gesù Cristo, il credere nel mondo nuovo che non senza contrasti e conflitti anche violenti Egli inaugura con la sua venuta e con l’opera sua.
La terza risposta è una parola che infonde fiducia e speranza: non abbiate paura: .«Neanche un capello del vostro capo perirà. Con la vostra fortezza conquisterete le vostre anime», diventerete anzi conquisterete progressivamente la vostra identità individuale e sociale di uomini liberi dal peccato e dalla morte definitiva. Gesù ci ricorda che egli è con noi fino alla fine del mondo, cioè per tutto il tempo del processo di liberazione fino alla nascita del mondo nuovo, dei cieli nuovi e della terra nuova. Il mondo non finisce; si trasforma da vecchio mondo in nuovo mondo. Dice ancora il Vangelo: «Quando una donna sta per partorire geme e piange, ed è in preda a grandi dolori; ma appena il figlio nasce, è lieta, perché è nato un uomo». L’uomo nuovo nel mondo nuovo. (Giuseppe Pirola s.j.)